da Franco Valente, Luoghi antichi della provincia di Isernia, Bari 2003
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Il giorno di San Lorenzo di ogni anno l’abate di Montecassino viene a San Vincenzo al Volturno e, poco prima del tramonto, si reca alla cripta di Epifanio. Indossa i paramenti sacri e, insieme ai suoi monaci, dopo aver pregato presso l’immagine di Maria Assunta in Cielo, la più antica al mondo, si avvia in processione verso la grande basilica del monastero. La cripta è un luogo straordinario. Epifanio la fece realizzare quando era abate di San Vincenzo, tra l’824 e l’842, dedicandola alla Madonna ed ai santi Lorenzo e Stefano. Oggi non è facile entrarvi, ma spesso giovani studenti accompagnano turisti che rimangono incantati di fronte ad uno dei cicli di affreschi più importanti al mondo. Le pitture sono di difficile interpretazione per la grande quantità di significati che vi si nascondono.
Il tema fondamentale è
Il momento che anticipa l’apertura del settimo sigillo apocalittico è sintetizzato negli Arcangeli che trattengono i venti, per ordine dell’Angelo che possiede il Sigillo del Dio Vivente, sovrastati dalla Madonna Imperatrice, Madre di Dio. Sulla parete opposta l’Annunciazione e
Fuori della cripta si estende tutta l’area dell’antico monastero di S. Vincenzo, compresa la grandiosa basilica costruita dall’abate Josue all’inizio del IX secolo. Il luogo ha una suggestione speciale (nonostante i dilettanteschi restauri della Soprintendenza di Campobasso che ha considerato questo luogo una sorta di campo sperimentale) ed ancora si avverte, nell’esaminare ciò che rimane della terra bruciata, il ricordo dei cinquecento monaci trucidati dai Saraceni il 10 ottobre dell’881. Dall’altra parte del fiume il monastero post-millenario. Una comunità di monache americane, che ne tiene la cura pregando nella grande basilica parzialmente ricostruita dal monaco-ingegnere Angelo Pantoni e lavorando nei campi e nei laboratori del monastero, fa di questo luogo una delle mete più ricercate del Molise da chi cerca pace e tranquillità.
Il paese di Castel S. Vincenzo è a quasi quattro chilometri e vale la pena andarvi per godere un magnifico panorama sull’omonimo lago artificiale nel quale si specchiano le Mainarde. Una passeggiata nella parte antica farà capire che essa è frutto dell’aggregazione di due distinti nuclei urbani: Castellone e S. Vincenzo.
Purtroppo un enorme pachiderma di acciaio e cristallo, che sarebbe dovuto essere il Museo Archeologico di S. Vincenzo, ha completato il disastro ambientale che già era stato avviato con la costruzione di un albergone fallito prima di aprire. E’ uno dei tanti esempi di demagogico sperpero di denaro pubblico che certamente non ha portato e non porterà alcun beneficio alla comunità locale.
oggi ho visto per la prima volta castel san vincenzo ne sono rimasto colpito per la sua bellezza ed accoglienza,e’ stato amore a prima vista, sono andato a visitare l’abbazia e complimenti per la manutenzione, l’unica pecca e’quel traliccio che sta all’entrata, lo taglierei con piacere,con tanti posti proprio li lo dovevano piazzare????? anche la sorgente del volturno e’ stupenda,anche li pero’ e tutto recintato,come se il fiume fosse della compagnia elettrica invece che dei cittadini……..
Un saluto Andrea
p.s.
aiutatemi a trovare una casa in affitto ad un prezzo normale a castel san vincenzo.
ciao
Sarebbe bello vederla, ma purtroppo a me piace molto di più l’architettura e l’arte che non ha niente a che fare con la religione cristiana. Io credo solo nella religione che avevano nell’Antica Grecia. Molto meglio averne tanti di dei che ti ascoltano che averne uso solo che ti fa capitare tutte le disgrazie possibili e immaginabili.