da Franco Valente, Luoghi antichi della provincia di Isernia, Bari 2003
(Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. Questo articolo è protetto da diritti Creative Commons)
Credo che non sia da dubitarsi che Pizzone derivi il suo nome dalla forma della montagna ai cui piedi si appoggia l’antico abitato. La notizia più antica di un castrum Piczoni è del 1383 quando il monaco Giovanni fu costretto a vendere alcune terre per restaurare il Monastero di S. Vincenzo.
Mi è capitato di andare a Pizzone alla fine di marzo, quando le Mainarde, che le chiudono la vista ad Occidente, sono ancora piene di neve. Qui riceve particolare venerazione Santa Liberata che, secondo una immaginosa tradizione, era una delle nove figlie gemelle nate nella penisola iberica da Celsa, moglie di un militare romano. La sua festa, dai primi del Seicento, si celebra il 10 di giugno di ogni anno in una graziosa chiesa, tutta in pietra, che esiste almeno dal 1637 quando fu ricostruita e dedicata a lei, forse, sui ruderi di una precedente cappella che si trovava proprio davanti alla porta bassa del paese. Di questa porta rimane solo un vago ricordo nell’arco che ne ripete il limite originario sulla cortina di case sovrapposte all’antica cinta muraria angioina. Allo stesso modo, poco più avanti, una bella torre, privata degli elementi necessari alla difesa e inglobata in un’abitazione, ha mantenuto il primitivo impianto. Anche questa minuscola piazza ha la sua teglia che nella stagione estiva fa da ombrellone come in tanti altri paesi del Molise.
E’ domenica ed è ancora presto per visitare
Sulla piazza si apre il bar con trattoria. La proprietaria, la signora Ida, si sente in dovere di non farmi pagare il caffè quando dico che il suo aroma è speciale.
Alla chiesa di S. Nicola si può arrivare dal basso o dall’alto. Venendo da sopra la gradonata è chiusa prospetticamente dalla mole del campanile con l’orologio all’italiana diviso in sei ore. Dal basso, invece, si arriva dalla piazza di S. Liberata passando per un supportico che finisce con un arco che inquadra l’asimmetrica monofora quadrilobata.
Per riprendere fiato ci si può sedere sul sedile che gira attorno al minuscolo spiazzo e così si notano meglio i segni delle trasformazioni avvenute nel tempo. L’epigrafe sull’architrave dell’attuale portale attesta che grandi lavori furono compiuti nel 1830, regnante Francesco I di Borbone, ma una lapide (che dopo varie peripezie è in bella mostra all’interno) ci assicura che nel 1318 l’abate Nicola ne abbia disposto un radicale rifacimento. Non tutti gli storici si sono resi conto che si tratta di Nicola di Frattura che fu celebre non solo per il suo originale commento alla Regola di S. Benedetto, ma anche e soprattutto per la sua fuga a Bologna per non avere a che fare con Celestino V, di cui fu apertamente avversario. La chiesa, ben tenuta, è a tre navatelle e vi si venera S. Ilario vescovo, S. Rocco e altri santi tra cui S. Liberata crocifissa. La singolare iconografia popolare vuole che sia stata martirizzata come Cristo, sicché la statua che viene portata in processione la vede inchiodata sulla croce con lo sguardo rivolto al cielo. Ma il titolare è S. Nicola di Mira la cui immagine è stata ritrovata su una tavola cinquecentesca riutilizzata per un pulpito che ora non c’é più. Il Santo si vede come al solito con le tre palle in mano ed il bambino con la coppa, recuperato per i capelli miracolosamente dal mare. Sotto il suo altare si apre la cosiddetta cripta che altro non è che il vano obituario dei nobili del paese i quali avevano il diritto a rimanere inumati nelle loro casse di legno poggiate su rozzi mensoloni di pietra, mentre i corpi dei popolani erano deposti nella contigua fossa comune. Tutto il mondo è paese.
Sono un pizzonese. Mi piacerebbe molto approfondire la storia del mio paese, ma non saprei da dove cominciare, ragion per cui sono molto affamato di notizie e le raccolgo dovunque esse le trovo.
Il lavoro dell’arch. Valente lo conosco da appena è stato pubblicato:è di estremo interesse e, del resto, nulla di nuovo, tenuto conto della…..valentìa di Valente.
Carissimo Antonio,
sapere della storia del proprio paese spesso è un vero problema, specialmente quando manca un cultore locale che abbia avuto la pazienza, nei secoli passati, di raccgliere le memorie storiche della propria comunità.
Eppure c’è tanto da scoprire.
Io ci ho provato in maniera molto veloce cercando di cogliere il senso globale di Pizzone, così come può apparire ad un visitatore occasionale come me, ma varrebbe la pena di approfondire i singoli aspetti della storia del paese.
Ti ringrazio per gli apprezzamenti mentre spero di pubblicare altre cose su Pizzone non appena ne verrò a conoscenza.
Gentile architetto,
La ringrazio per avermi risposto.
Io vivo a Campobasso e sono stato Capo Area Servizi presso l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Isernia dal mese di agosto 2004 al mese di dicembre 2007, per chiudere poi la mia carriera nel biennio successivo con un incarico dirigenziale presso l’ufficio di Campobasso. ricordo che nel corso della mia permanenza ad Isernia vi è styata anche l’occasione di conoscerci, ma fu una presentazione di rito e veloce (avvenne presso l’ufficio e fu Mimmo Cimino a presentarci).
Quando c’è l’occasione intervengo sempre ai suoi seminati, convegni, tavole rotonde ecc…, perchè la storia di ognuno di noi è importante, ma è nulla se poi non si conosce quella del territorio e se non si capisce l’arte che esso offre.
Sono appassionato di queste vicende, ho raccolto un pò di materiale cartaceo relativo al mio paese, sono depositario di buone memorie ed ho intenzione di procedere ad una catalogazione del tutto.
Se mi dà un suggerimento circa il metodo da seguire Le sarei molto grato.
Cordiali saluti.
Antonio Di Iorio, detto Nino.
Pizzone. Ecco un altro paese molisano che grazie ad un amico conosciuto prima su FB e poi personalmente, ha accesso il mio interesse. L’amico lo abbiamo sicuramente in comune ed è Alfonso Notardonato. E’ mia intenzione quest’anno andare a Pizzone per ricambiare la sua visita a Vastogirardi e come la solito una lezione del Prof.Arch Franco Valente, cade proprio a “cecio” (come dicono a Roma.!) Se hai altre notizie su Pizzone ti prego inviarmi il nome del Link. Grazie Franco è sempre un piacere il sapere da te. Affettuosamente Donatella Capo