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Il sarcofago di Carpinone

By 11 Gennaio 2009 Febbraio 25th, 2011 12 Comments

Il sarcofago di Carpinone

Franco Valente


Da oltre 20 anni lo scempio caratterizza l’intera valle del Carpino: un enorme sarcofago ha sostituito il celebre salone del Castello Caldora.

Tra i commenti pubblicati in questo sito a proposito della ferraglia sulla basilica longobarda di S. Maria delle Monache a Isernia mi piace ripetere questo:
Non ci posso credere, e questo orrore da dove è uscito? Sembra una scultura di Mirò uscita male (ma molto male); mai comunque come l’ala di cemento armato a vista del castello del mio paese, Carpinone. E’ incredibile con quanta ignoranza e quanto poco rispetto gli amministratori agiscono in un settore così delicato; la perdita della bellezza rispecchia pienamente la perdita di valori che stiamo subendo.

Perciò non ho resistito alla provocazione e sono andato alla ricerca di alcune immagini del grande sarcofago che ripresi quando insieme all’arch. Peluso feci un progetto di restauro dell’importante castello del quale l’Amministrazione Comunale si sta di nuovo interessando.

A distanza di un secolo sembra attualissima la descrizione che ne fece Alfonso Perrella alla fine dell’Ottocento: Larghe sale si veggono cadute a metà; e dove un giorno re Alfonso, Giacomo, Antonio, Raimondo Caldora, e tanti altri insigni guerrieri, e dove risuonarono le loro voci e lo squillo delle belliche trombe, oggi cresce folta l’erba e strisciano le lucertole.

Anzi, a ciò si deve aggiungere l’assurda iniziativa di un imprenditore omonimo dei Caldora che, per darsi un blasone, volle comprare questo castello. Vi spese inutilmente una quantità di denaro per fare un salone in cemento armato che piuttosto potrebbe definirsi un grande sarcofago incompiuto.

Eppure in questo salone Alfonso d’Aragona si era insediato dopo aver battuto Antonio Caldora nella celebre battaglia di Sessano del 29 giugno 1442.

Così Angelo di Costanzo nel “500” descrisse la drammatica e disonorevole conclusione della vicenda: Giunti che furono a Carpenone, ch’era l’hora tarda, fu apparecchiato il desinare al Re; e poi levata la tavola, essendo intorno una corona di Signori, di Cavalieri e di Capitani, il Re disse al Caldora, che volea vedere quelle cose, che havea guadagnate in quella giornata, cioè le suppellettili, ch’erano in quel Castello, e in un momento furono portate alla sala tutte le cose più belle, e tra le altre una cascia di giusta grandezza di cristallo, dove erano ventiquattromila ducati d’oro, e oltre la cascia un numero infinito di bellissimi vasi, che i Venetiani haveano mandati a presentare a Giacomo Caldora suo padre; v’era una grande argentaria più tosto reale, che di Barone semplice, ancor che fusse grande; un canestro di gioie di gran valore; gran quantità di tapazzarie, e d’armi, e infinite cose belle e pretiose.

All’hora i circostanti stavano ad aspettare che l’Re le compartisse tra loro; quando si voltò al Caldora e gli disse: Conte la virtù è tanto cosa bella, che a mio giuditio deve ancora lodarsi, & honorarsi da i nemici, io non solo ti dono la libertà, e tutte queste cose, fuor che un vaso di cristallo, che voglio; ma ti dono ancor tutto il tuo stato antico paterno, e materno, e voglio, che appresso di me habbi sempre honorato luogo; le molte Terre che havea acquistate tuo padre in Terra d’Otranto, in Terra di Bari, in Capitanata, & in Apruzzo, non posso donarti, perché voglio restituirle ai padroni antichi, che mi hanno servito; le genti non posso darti, perché finita la guerra, voglio che ’l Regno respiri dalli alloggiamenti, e basteno le ordinarie, che tiene il Principe di Taranto Gran Contestabile del Regno. Condone a te, & a tutti gli altri della tua Famiglia, la memoria di tutte le offese, e voglio, che godono ancora li lor beni, & attendano, come son tutti valorosi ad esser quieti, e fideli, e ricordevoli di questi benefici.

Il Caldora, inginocchiato in terra, dopo haverli baciati i piedi, gli rese quelle gratie, che si poteano in parole; e perché all’ultimo il Re parea, che l’avesse notato d’infedeltà cominciò a scusarsi, e dirle ch’egli sempre hebbe pensiero, e desiderio di servire Maestà Sua; ma che da molti inimici di quella era stato avisato, che la Maestà Sua tenea tanto intenso odio, con la memoria, e col seme di Iacomo Caldora suo padre, che havea quattordici anni servito ostinatamente la parte Angioina, e per questo desiderava estirpare tutta Casa caldora, & era stata la caggione, che non era venuta a servirla, e si offerse di mostrare le lettere, e fe’ venire una cascietta di scritture; ma quel gran re in questo ancora volse imitare Giulio Cesare Dittatore, e comandò che dinante a lui si ardessero tutte le scritture.

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  • Tommaso E. ha detto:

    Grazie architetto per l’apprezzamento e per questo nuovo articolo; con la speranza che non cada nel vuoto e che qualcuno si vergogni per quello che ha permesso

  • BRUNO ha detto:

    Gentile Architetto, sono stato recentemente nel castello di Carpinone e devo dire che lo scempio che è stato messo in atto all’interno è assolutamente indescrivibile e agghiacciante se poi sommato con l’incuria e il degrado che vi regna!

  • Roberto ha detto:

    Gentile Architetto, mi reco in Molise di frequente e sono sbalordito per il disinteresse quasi generalizzato che ho riscontrato nella regione per le bellezze architettoniche e storiche. Carpinone è uno dei tanti esempi..Apprezzo molto i Suoi tentativi per modificare questa situazione. Roberto T.

  • Ennio ha detto:

    Che peccato!

  • Gabriele ha detto:

    Caro Franco, ti dico soltanto che – alcuni anni fa – quando visitai il Castello Caldora di Carpinone, all’interno ci trovai un rospo. All’epoca però non ero appassionato come ora e non fatto caso a quell’ammasso di cemento che non ha niente a che vedere con il resto dell’edificio. Siccome vedo che il tuo articolo non è recente, ti chiedo: ma, ad oggi (23/11/2011) lo hanno buttato giù, oppure continua a dare bella mostra di sé?

  • Franco Valente ha detto:

    Carissimo Gabriele,
    la situazione è drammaticamente peggiore. Il sarcofago è lì ed è lì anche un sindaco che non mi piace per il suo modo di fare.
    Il mio progetto, munito stranamente di tutti i pareri favorevoli, giace come corpo morto negli archivi comunali.
    Del castello Caldora, una delle testimonianze più importanti della storia regionale, la prospettiva è la “desolatio”.

  • Gabriele ha detto:

    Una realtà triste e purtroppo tipica delle nostre parti. Comunque, anche fra i sindaci regna un’ignoranza e un menefreghismo sconcertanti. Eppure, in fondo, il concetto è semplice: un’architettura storica è stata edificata seguendo determinati dettami. L’attuale castello Caldora risale al XIV secolo, ossia quando – per volontà di Federico II – è stato distrutto e ricostruito dai D’Evoli, prima di passare a Giacomo Caldora. Dunque, è un’edificio che come tanti testimonia una fase storica precisa di questa regione; perché ci costriscono quelle oscenità? Cosa c’entra quella costruzione moderna con lo stile medievale del castello? Ogni opera antica dispone di una sua sacralità,e chi la guarda dal futuro deve avere l’umiltà di proteggerla e preservarla così com’è! Questo dovrebbe essere il senso del restauro: intervengo per salvaguardare l’opera, facendola tornare al suo antico splendore. Nel fare questo, il mio lavoro dovrebbe rimanere nascosto. Più sono bravo, più la mia mano è invisibile. Sei d’accordo con me?
    Gabriele

  • Vincenzo ha detto:

    Gentile Architetto

    è da qualche giorno che, facendo ricerche veloci sul Molise e su ciò che può offrire di interessante da visitare (sono di Napoli), non faccio che imbattermi nel suo interessantissimo blog (complimenti per l’impegno davvero).
    Riguardo questo scempio di Carpinone, che mi lascia tremendamente atterrito, mi chiedo, ma la soprintendenza? Come hanno potuto dare pareri favorevoli al riguardo?

    Grazie buona serata

    Vincenzo

  • franco valente ha detto:

    Gentile Vincenzo,
    spero di riuscire a completare un mio volume (ma gli argomenti aumentano giorno per giorno) che va sotto iul titolo: “Nel Molise se scampi alle insidie del tempo e dei ladri, poi ci pensa la Soprintendenza”.

  • Vincenzo ha detto:

    Che vergogna davvero, a che peccato

    Buon lavoro allora, e in bocca al lupo per il libro e per il blog, che non mancherò di consultare ancora (ormai per me è LA GUIDA COMPLETA del Molise)

    Vincenzo

  • Giacomo ha detto:

    Speravo che almeno il castello di Carpinone fosse salvo dalla stoltezza degli amministratori locali e dalla indifferenza di troppi molisani. Questa è una di quelle cose che danno dolore.

  • Fabio Ghirlandi ha detto:

    sono un’ appassionato di castellologia purtroppo noi italiani non rispettiamo il nostro patrimonio artistico e paesaggistico e questa è un’ altra riprova.Mi ricorda di più una fabbrica o un condominio squallido che un castello! Ma é mai possibile che la sovrintendenza non abbia potuto fermare lo scempio ? E il comune ? Ma purtroppo i scempi uniscono l italia. Castelli ne ho visitati parecchi dall nord al centro al sud, palazzi fortificati di epoca carolingia usati come spogliatoi , castelli con interni cementificati con radiatori a vista se andiamo avanti di questo passo se non sono i terremoti o il tempo a devastare il nostro
    patrimonio saranno quei italiani che amano le brutture e la superficialità priva del gusto, dell’ arte e della storia e della poesia!

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