Croci stazionarie

Due croci stazionarie a Gambatesa

By 24 Novembre 2009 Novembre 21st, 2014 One Comment

Due croci stazionarie a Gambatesa

Franco Valente

Con Saverio Piunno, giovane regista di Toro, sto cercando di condividere un progetto per la realizzazione di una serie di documentari sul Molise. Uno di questi potrebbe riguardare le croci stazionarie delle quali mi sto interessando su questo blog anticipando parte del testo che finirà nel volume che le raccoglierà tutte nel mese di gennaio 2010.
L’occasione di una passeggiata domenicale a Gambatesa è stata buona per rivedere due croci che si trovano in quel comune.
Una delle due, quella davanti alla chiesa di S. Nicola, era stata già da me pubblicata sul volume dedicato al castello di Gambatesa e, sulla scorta dell’esame che di essa aveva fatto Ada Trombetta nel suo prezioso volume sull’arte medioevale del Molise, avevo accettato l’ipotesi che fosse riconducibile al XIV secolo.
La rivisitazione fatta adesso con un occhio più attento ha permesso di scoprire che nella realtà si tratta di un’opera realizzata nel 1523. Lo attesta una data scolpita sotto i piedi del Cristo Pantocratore  e che, credo, sia sfuggita a tutti perché il tempo l’ha resa praticamente illeggibile.
La circostanza che sia stata fatta in epoca rinascimentale pur conservando i caratteri della scultura medioevale dovrebbe essere, dunque, un’ulteriore conferma della inattendibilità degli esami semplicemente stilistici di queste croci che spesso sono state definite, senza alcuna giustificazione, bizantine.

(estratto dal volume in preparazione: F. VALENTE, Croci stazionarie nei luoghi antichi del Molise)
(Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio
. Questo articolo è protetto da diritti Creative Commons)

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La croce di S. Sebastiano, ora di S. Nicola.

La chiesa antica di S. Nicola a Gambatesa, di cui rimangono alcuni ruderi, una volta si trovava al disotto della chiesa madre di S. Bartolomeo.

Così la descrive Parascandalo nel suo apprezzo della terra di Gambatesa: In detta terra vi è un’altra Chiesa sotto il titolo di S. Nicola, consistente, in una nave coverta a tetti con un altare, nella quale vi è un calice, ed altro per celebrare la Messa, con una campana, quale chiesa è governata da un arciprete, vi è un’altra cappella dentro la chiesa di S. Sebastiano fuori la detta terra con la statua di legno di S. Rocco, e tiene d’entrate sopra alcune vacche, quale similmente è governata da detto arciprete, che unisce tutte le dette entrate, così delle cappelle, come della chiesa Madre, ascendono ad annui docati centosessanta, trà fertili, ed infertili, e più esigge il detto arciprete la decima in grano, ed ascenderanno da tomola ottanta incirca l’anno, de’ quali ne spetta la quarta parte al detto arcivescovo, ed un’altra quarta parte all’arciprete, ed un’altra alla Chiesa, ed un’altra quarta parte al Clero.

Nel 1701, ad opera del vescovo di Benevento Vincenzo Maria Orsini (che, divenuto papa con il nome di Benedetto XIII, volle continuare a tenere il titolo di vescovo di Benevento) l’intitolazione a S. Nicola fu trasferita nella chiesa che si trovava subito fuori del paese e che originariamente era dedicata a S. Sebastiano.

La circostanza è ricordata da una lapide che si conserva al suo interno, sulla porta della sagrestia: ECCLESIAM HANC IN HONOREM DEI EIVSQVE SS GENITRICIS AC VIRGINIS MARIAE S. NICOLAI PONTIFICIS ET HONOFRIVS CONFESSORIS SOLEMNI RITV DEDICANS CVM SVA ARA MAIORI SACRAVIT FR. VINCENTVS MARIA ORD. PRAEDIC. EPISCOPVS TVSCVLANVS CARD. VRSINVS ARCHIEPISCPVS ET OMNIBVS ANNIVERSARIVS HIC FINITENTIBVS PRECES DOM. I SEPTEMBRIS CENTVM INDVLGENTIAE DIES PERPETVO CONCESSIT IPSA DEDICAVIT DIE SEPT. MDCCI

Nulla sappiamo delle origini di questa chiesa che sicuramente ha cambiato ripetutamente titolari. La nascita della chiesa di S. Sebastiano, come lascia intuire la presenza di un’abside circolare dal carattere trecentesco, potrebbe essere ricondotta all’epoca angioina e non è da escludere che si collegasse ad una prima iniziativa dei francescani che erano soliti edificare chiese immediatamente fuori dell’abitato. Sicuramente poco comprensibile è la feritoia munita di bombardiera che si vede murata nello spigolo della chiesa, a lato dell’abside. Occorrerebbe un’analisi nella muratura per capire la sua funzione. Certo è che un convento francescano risulta esistere dal 1586 al 1653, come ricorda il Masciotta : S. Nicola. Sino al 1653 fu officiata dai francescani che abitavano l’annesso Convento, loro concesso dall’università con atto del 7 novembre 1586; sennonché soppresse le piccole comunità religiose da Innocenzo X (1644-1655) la chiesa ed il Convento andarono in abbandono.

Il terremoto del 1688 aggravò le condizioni già troppo deteriorate dell’edificio, onde nel 1695 fu oggetto di dispendiosi restauri. Rinnovata la chiesa, l’arcivescovo Orsini (poi papa Benedetto XIII) vi fece trasferire le suppellettili della chiesa matrice di S. Nicolò, ed intitolò a questo santo la chiesa che prima era votata a S. Sebastiano. La chiesa di S. Nicola è ora custodita e mantenuta dalle Confraternite locali. Di notevole non possiede altro che una tela raffigurante “L’Eterno Padre” inquadrata in una ricca cornice di fine intaglio.

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Stemma di Vincenzo Maria Orsini nel quadro di Gambatesa

All’interno tra i vari quadri vi è la rappresentazione di S. Francesco, S. Antonio Abate e S. Antonio di Padova. Nel quadro vi è lo stemma cardinalizio dell’Orsini, bandato di argento e di rosso con il capo di argento caricato di una rosa di rosso bottonata di oro e sostenuta da una fascia d’oro caricata a sua volta di un’anguilla ondeggiante di azzurro.

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Ma la cosa che interessa è la Croce stazionaria che si trova sul suo sagrato.

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Si tratta di una croce in pietra inserita in un cerchio che, diversamente da come si vede nelle analoghe croci molisane, è di spessore piuttosto sottile ed è decorato da racemi continui che sembrano nascere dalla base del crocifisso.

La manifattura è piuttosto rozza ma ripete i caratteri delle classiche rappresentazioni con il cranio di Adamo ai piedi della croce. Per forma e posizione il cranio è piuttosto insolito perché non presenta le tradizionali tibie incrociate e non è posto frontalmente. Ricorda il cranio che si trova sotto
la crocifissione trecentesca della cattedrale di Larino e forse questo particolare ha indotto molti a definire trecentesca la croce di Gambatesa.

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In effetti anche la semplicità del Cristo con le braccia ad Y ed in posizione perfettamente frontale con il perizoma allungato secondo il tipo dei crocifissi di quell’epoca avrebbero suggerito un tale datazione . Molto rovinata l’immagine del Padreterno che appare sopra il cartiglio con l’acronimo INRI, allo stesso modo in cui sono immagini a mezzo-busto di Maria sulla sinistra e di S. Giovanni a destra.

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Cattedrale di Larino

La risposta al dubbio della datazione viene invece da un particolare che non era stato mai tenuto in considerazione da chi prima aveva osservato questa croce, anche perché non è raro trovare che studiosi anche di un certo livello abbiano travisato un segno numerico che nel XVI secolo veniva indicato con una S e che in realtà è il numero 5.

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Infatti nella faccia opposta rimangono i deboli segni scanalati di una data scritta nel tradizionale modo cinquecentesco: IS23, che altro non è che il 1523.

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E’ posta sulla parte libera ai piedi del Cristo Pantocratore ritratto in atteggiamento benedicente alla romana mentre, vestito di una lunga tunica e dal capo aureolato, regge sulle ginocchia un libro aperto in un’insolita posizione orizzontale.

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Sui terminali dei bracci della croce sono posti i simboli del Tetramorfo che nella tradizione cristiana vengono associati ai quattro evangelisti.

In basso è il giovane alato che regge il vangelo di Matteo. Sulla sinistra è il leone alato con il vangelo di Marco. A destra è il bue alato con il libro di Luca e in alto l’aquila al volo spiegato con il vangelo di Giovanni mantenuto negli artigli.

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La croce di Colle Sant’Agna alle Fontanelle

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Fuori dell’abitato di Gambatesa, su un colle il cui nome popolare di Sant’Agna ricorda un’antica dedicazione a S. Angelo, ovvero S. Michele Arcangelo, vi è un grosso masso calcareo sul quale è stata posta una croce stazionaria che presenta caratteri del tutto diversi dall’altra di S. Nicola. Ne ho avuto conoscenza  dal volume di Michele Cianciullo sulle croci molisane edito da Sigmastudio per Italia Nostra.

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Su una sottile colonna monolitica quadrata, dalla base appena sbozzata e dal vertice leggermente rastremato, è appoggiata una croce litica dai bracci a terminazione trilobata.

Su una base allargata a formare una sorta di simbolico montarozzo la croce non presenta elementi di decorazione. Il Cristo crocifisso, con il capo leggermente piegato, ha un perizoma svolazzante. Ai suoi piedi il cranio di Adamo, molto rovinato, si appoggia a due tibie incrociate mentre in alto l’INRI è scritto direttamente sulla croce.

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Sulla base una serie di lettere puntate dovrebbero ricordare l’autore materiale della croce che forse fu anche il donatore: D.C.S. O. F.. Le ultime due lettere dovrebbero significare Opera Fecit, ma nulla rimane anche nella tradizione popolare del titolare delle altre lettere.

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La faccia opposta, invece, attesta che l’anno di esecuzione fu il 1780, come si legge dai deboli segni della data riportata sulla base.

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Al centro della croce un’immagine molto rovinata appartiene ad una Madonna Immacolata per la presenza di un mezza luna ai suoi piedi. dalla quale sbuca un serpente.

Grande ed insolita l’aureola formata da una serie di piccole placche circolari che sembrano rosette.

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