Invece di protestare per una cacciata mai avvenuta, perché non va a tagliare l’erba a Sepino?
In questi giorni il popolo di quelli che protestano “a prescindere” si è mobilitato sul falso allarme di un lavoratore della mente e del braccio che non sarebbe stato distaccato dal Lazio, luogo di lavoro (si fa per dire), a Isernia, dove aspira a stare per necessità familiari e per poter continuare le sue folkloristiche esibizioni.
Si è scoperto che in effetti il Ministero, anche se il lavoratore (si fa per dire) non aveva fatto richiesta, lo aveva autorizzato a spremere le meningi nella capitale della Pentria per trovare qualcosa da fare durante la giornata.
Il problema, infatti, è trovare qualcosa da fargli fare.
Io un’idea l’avrei. Perché non va a tagliare, per protesta, l’erba che cresce nell’area archeologica di Sepino?
Oggi ho accompagnato una cinquantina di visitatori che sono venuti dal Veneto per godersi la nostra regione richiamati anche da quanto io scrivo sul mio blog.
HANNO TROVATO UNA SITUAZIONE SCANDALOSA!
L’erba e le sterpaglie hanno sommerso i monumenti a tal punto che si fa fatica a capire se ci si trovi in una foresta dei Maya o nell’area archeologica più importante della regione.
Non vi dico la fatica per capire se le vasche della tintoria ancora esistano, tanta è la vegetazione che si sta mangiando i mattoni!
Guardate come sono le vasche quando manca l’erba (… comunque prive di manutenzione…) e come sono oggi!
Per non parlare del Teatro.
Le erbacce sono arrivate all’altezza degli archi dei tetrapili!
Una mortificazione. Sentirsi rimproverare giustamente da gente che si è messa in viaggio pensando di trovare una regione amante del proprio patrimonio.
E’ vergognoso che un patrimonio che appartiene all’umanità, per il solo motivo di trovarsi nel Molise, debba essere trattato in questo modo!
Rimetteteci le vacche e i somari a quattro zampe. Almeno tengono pulita Sepino!
solo pecore ……. pare che le vacche inquinino e che i somari sono non disponibili perché stabilmente occupati da tempo per la nobile arte della res publica