Architettura antica nel MoliseArte

Potrebbe essere del magister Francesco Perrini un piccolo ritratto sulla facciata della cattedrale di Larino?

By 14 Febbraio 2015 Marzo 2nd, 2015 2 Comments

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Che la cattedrale di Larino abbia più volte cambiato impianto, spazialità e forma è cosa risaputa.

Altrettanto nota è la data della facciata e, quindi, delle trasformazioni sostanziali dei primi anni del XIV secolo.

La certezza ci viene da un’epigrafe, interamente leggibile, che è sull’architrave che costituisce la base della lunetta che contiene la Crocifissione di Cristo:
SI PRAESENS SCRIPTUM PLANE VIDEBIS, TEMPORA NOSTRAE LOCATIONIS HABEBIS A.D. MCCCXIX ULTIMO IULII IN CHRISTO PONTIFICATUS DOMINI NOSTRI IOANNIS P.P. XXII ANNO III REGNORUM SERENISSIMI REGIS ROBERTI ANNO XI SUB PRAESULATU RAONIS DE COMESTABULO HUIUS CIVITATIS OMNIBUS MEMORIA FUIT.

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Nell’iscrizione vi è la chiarissima volontà di far conoscere quattro circostanze ognuna delle quali è particolarmente significativa.

La prima è relativa al giorno, mese ed anno in cui furono terminati i lavori: A.D. MCCCXIX ULTIMO IULII. Era, dunque, il 31 di luglio del 1319. Dal calendario perpetuo sappiamo che era un martedì.

La seconda che Giovanni XXII era il papa della chiesa cattolica che in quell’anno risiedeva in Avignone: PONTIFICATUS DOMINI NOSTRI IOANNIS P.P. XXII.
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Cattedrale
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La terza che Roberto d’Angò regnava da 3 anni: ANNO III REGNORUM SERENISSIMI REGIS ROBERTI.

La quarta che vescovo della diocesi di Larino da 11 anni era Raone De Comestabulo: ANNO XI SUB PRAESULATU RAONIS DE COMESTABULO HUIUS CIVITATIS.

Manca il nome dell’architetto, forse anche esecutore materiale dell’apparato scultoreo della facciata, ma vi sono sufficienti indizi per attribuire a Francesco Perrini la paternità di questo insigne monumento.

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Lanciano. S. Maria Maggiore

Il più importante ci porta a Lanciano, sulla facciata di S. Maria Maggiore, dove la sua firma è posta all’interno di un’altra lunetta che ha molte analogie con quella di Larino.

Avremo modo di parlare di queste affinità e sulla formazione artistica di questo straordinario architetto, scultore e capomastro che fu il più importante artefice di architetture di una vasta area che va dalla Puglia all’Abruzzo inoltrandosi all’interno del Molise nel momento di massima espansione dell’ideologia angioina e dello sviluppo di una visione teologica fortemente condizionata da un papa che, di nascita francese e residente in Francia, era a sua volta debitore a Roberto d’Angiò di un consistente sostegno alla sua causa.

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Non si capiscono i segni dell’arte e dell’architettura se non si comprende il contesto in cui tali segni maturano.

Per un artista o per un architetto, perché il suo sogno o (se vogliamo banalizzare) il suo progetto si trasformi in un elemento fisicamente percepibile da tutti, è fondamentale che vi sia un committente, cioè un soggetto che materialmente metta le risorse economiche perché l’opera si realizzi.

Va da sé che nell’ambito di quel particolare contesto politico e teologico all’architetto si affidi il compito di trasformare il concetto politico e l’esigenza teologica in un edificio che con la sua forma li sintetizzi fisicamente.

L’epigrafe che ho trascritto sembra voler riassumere con i nomi dei committenti e con la data dell’esecuzione il desiderio di mettere una sorta di sigillo finale alla macchina che Francesco Perrini aveva realizzato.

Nessun documento ci aiuta a capire se essa sia stata incisa prima che venisse montata sulla facciata in corso d’opera, ovvero alla conclusione dei lavori. Però, la circostanza che venga riportato il giorno, il mese e l’anno della dedicazione, induce a ritenere che sia stata scolpita alla vigilia della consacrazione della nuova opera.

Ma perché nella lunetta di S. Maria Maggiore di Lanciano appare il nome di Francesco Perrini mentre a Larino è assente?

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Lanciano. S. Maria Maggiore. La lunetta di Francesco Perrini

Una breve considerazione. Francesco Perrini nella lunetta di Lanciano pose la data di consacrazione sulla base di appoggio di una Crocifissione analoga, ma non identica, a quella di Larino. Si può dire che rispettò una forma canonica nel riportare semplicemente che era l’anno del Signore 1317 (ANNO DOMINI MCCCXVII).

Con grande risalto, nella parte inferiore all’interno della lunetta e con caratteri addirittura di altezza doppia rispetto alla data, pose la sua firma attestando che egli era l’autore dell’opera HOC OP(us) F(ecit) FRA(n)C(iscus) P(er)RINI.
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E’ evidente che la scritta, per una sorta di programmato disordine compositivo, sia stata apposta alla fine della costruzione della basilica.

Certamente, mentre si consacrava la chiesa di Lanciano nel 1317, già si stava realizzando la cattedrale di Larino che venne consacrata nel luglio del 1319. E’ improbabile che un edificio di tali dimensioni si potesse realizzare solo in due anni. E’ ancora irrisolta la definizione temporale delle variazioni planimetriche e spaziali che per alcuni studiosi si protrasse per oltre un secolo.

Quindi, è ragionevole ritenere che Perrini abbia lavorato a Larino solo sulla facciata essendo sicuramente complicato attendere contemporaneamente a due cantieri che erano, comunque, distanti tra loro un centinaio di chilometri.

La soluzione finale fu geniale. Si può immaginare il magister di tutto l’apparato non abbia lasciato alcun segno della sua presenza?

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Non escluderei che Francesco Perrini possa aver firmato la sua opera mettendoci la propria faccia nel piccolo capitello dello strombo di destra del portale.

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E’ un vero e proprio ritratto al naturale che non ha nulla a che vedere con le interpretazioni fantastiche che qua e là appaiono sulla facciata. Salvo le testine che si vedono in altra parte dello strombo del portale e che potrebbero essere i suoi aiutanti.

E’ una rappresentazione sotto certi versi subliminale, come d’altra parte lo sono i gigli che, apparendo diffusamente tra le decorazioni, in maniera evidente significano la loro devozione alla casa angioina.

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