ArteCroci stazionarie

La croce astile di Castel del Giudice: un capolavoro sconosciuto.

By 27 Gennaio 2010 No Comments

La croce astile di Castel del Giudice: un capolavoro sconosciuto.

Franco Valente

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La croce che intorno al XIII secolo si metteva a lato dell’altare viene definita astile per il fatto che è sistemata su un’asta mobile e che può essere portata anche in processione.

Notizie sulla sua origine sono del tutto scarse anche perché quelle più antiche, si ritiene, non avessero alcuna immagine del Cristo.

Soltanto dall’epoca di Innocenzo III (1160-1216) si ha conoscenza di una disposizione che lascia intendere che fino ad allora la croce non fosse rigorosamente un elemento costitutivo dell’altare: La croce sarà collocata sull’altare tra due candelieri poiché Cristo nella Chiesa è come il mediatore tra due popoli.

Ad Innocenzo III, dunque, viene attribuita l’iniziativa di stabilire che il crocifisso entrasse a far parte dell’arredo liturgico dell’altare (mentre nel passato era vietato che qualsiasi elemento potesse apparire sulla mensa) e in questo periodo le croci cominciano ad arricchirsi di applicazioni dal contenuto didascalico evocativo dei temi evangelici della passione e della resurrezione di Cristo e di quelli apocalittici.

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Innocenzo III (da Wikipedia)

Si tenga presente che egli fu papa dal 1198 fino alla sua morte e fu il sostenitore della quarta crociata.

In quell’epoca rimaneva l’eco della prima crociata e, soprattutto, di un episodio che, ritengo, possa essere stato uno degli argomenti ispiratori di una certa iconografia che poi diventerà tipica delle rappresentazioni delle crocifissioni.

Circa un secolo prima, il 18 luglio 1100, moriva Goffredo di Buglione che significativamente aveva stabilito che il suo corpo venisse sepolto nel luogo preciso in cui, secondo la tradizione ebraica, era stato sepolto Adamo. Ovvero esattamente sotto il punto in cui fu crocifisso Cristo ( Al proposito si riveda http://www.francovalente.it/?p=3019).

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Al XIII secolo, infatti, appartengono le prime croci astili a terminazione trilobata con il potenziamento dell’incrocio dei due bracci.

Sul piano pratico l’accorgimento che sembrerebbe avere solo una funzione estetica, in realtà serviva a determinare lo spazio per le applicazioni iconografiche accessorie, tant’è che i legni della croce su cui Cristo è inchiodato sono ritagliati in maniera realistica all’interno dell’apparato scenografico.

Un discreto numero di croci astili tutte riferibili al XIII-XIV secolo si trova oggi a Montecassino e sono riconducibili a quella produzione abruzzese (e sulmonese in particolare) che nei secoli successivi assurgerà a straordinari livelli dell’arte orafa.

Sono croci in rame sbalzato coperto da una velatura di oro e mantenute da un’anima in legno.

Nel Molise vi è una discreta quantità di croci astili, ma una in particolare può essere ritenuta forse la più interessante non solo perché è tra quelle appartenenti al XIII-XIV secolo, ma anche per avere qualche particolare in più rispetto a quelle ormai ampiamente note, perché pubblicate, di Montecassino o di collezioni private (Ave Crux Gloriosa, catalogo della mostra s.d. di Montecassino).

Si trova a Castel del Giudice ed è una croce particolare.

Credo sia la più antica delle croci astili dell’intera regione, anche se, certamente, fu realizzata da un orafo del confinante Abruzzo, forse di Sulmona, nel XIII secolo.

In realtà di oro non vi è nulla se non alcune tracce di una doratura ormai quasi completamente scomparsa. E’ in lamina di rame sbalzato, sostenuta da un’anima di legno nella quale si innesta la base sferica che la collegava ad un’asta processionale che non c’é più.

Secondo il solito ha due facce. Sul fronte il Cristo crocifisso poggia i piedi su un ampio sostegno. Sulla sua testa il cartiglio con le lettere IHS.

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Un minuscolo angelo piombante, con la tunica lunga da cui fuoriescono i piedi nudi, scende a soccorrerlo a testa in giù.

Sui terminali trilobati dei bracci della croce sono rappresentati a sinistra il leone alato dell’evangelista Marco, a destra il bue alato di Luca, in alto l’Angelo di Matteo.

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La resurrezione di Adamo

Forse l’elemento più inconsueto si trova nel trilobo inferiore dove appare una singolare immagine di Adamo nudo che sposta la pietra della sua tomba a ricordare la tradizione apocrifa secondo cui il luogo della crocifissione di Cristo era il medesimo della sepoltura del primo uomo.

Nel recto la parte centrale è occupata da una mandorla che contiene un Cristo Pantocratore, scalzo, benedicente alla greca con il libro della Verità nella sinistra.

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A sinistra la Madonna e a destra S. Giovanni dolente. In alto l’aquila dell’evangelista Giovanni ed in basso un angelo in piedi, dalla tunica lunga, che sembra reggere un panno, forse il sudario di Cristo.

Di buona fattura sono le decorazioni floreali e, apparentemente aggiunte, le fascette di rinforzo sovrapposte sui tre bracci.

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