Croci stazionarie

La croce stazionaria di S. Pietro Avellana

By 23 Ottobre 2010 No Comments

La croce stazionaria di S. Pietro Avellana

Franco Valente

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Davanti alla chiesa madre di S. Pietro Avellana, attaccata alla quale si trova l’altra chiesa, di S. Amico, e la cappella della Confraternita, è posizionata una croce stazionaria che, sicuramente, nel tempo è stata più volte spostata.

Oggi si trova sullo spigolo di un muro rifatto dopo l’ultimo conflitto mondiale mentre la data che ne ricorda la composizione è del 1914.

Ma è probabile che anche questa data possa non essere completamente attendibile, perché potrebbe riferirsi alla ricomposizione di una preesistente croce un po’ più semplice, ma comunque collocata nella stessa area.

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Oggi la croce è formata da un basamento quadrato che reca da una parte l’epigrafe  A DIVOZIONE DEL POPOLO DI S. PIETRO AVELLANA . 1914,  con il cuore dei Passionisti e dall’altra I PROMOTORI D. MORELLI – P. CARLINI – G. CARRATELLI

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Il cuore dei Passionisti porterebbero a credere che la colonna sia stata creata in occasione di una di quelle loro solite predicazioni che in genere si concludevano con l’apposizione di una croce piuttosto semplice, spesso costituita da due travi di legno o, qualche volta, di ferro.

In genere sul basamento di tali croci si poneva la data commemorativa della missione.

Questa, invece, sembra essere frutto di una riutilizzazione di una croce stazionaria preesistente. Almeno così sembrerebbe dall’esame del fusto che è costituito da una pietra diversa da quella del basamento.

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Tuttavia la base quadrata presenta gli spigoli modellati secondo un modo che farebbero pensare ad una rivisitazione tipica delle architetture funerarie liberty di inizio secolo XX, mentre la parte superiore, con il fusto caratterizzato da una pronunciata entasis, sebbene ribocciardato, sembrerebbe essere di riutilizzazione perché proveniente da un altro edificio.

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Particolare è la croce in ferro battuto, anche se successivamente i pezzi sono stati saldati tra loro.

Nella parte superiore è il profilo di un gallo su una sottile lamina di ferro traforato con il sottostante cartiglio con l’INRI.

E’ l’allusione al tradimento di Pietro che, secondo il racconto di Luca rinnegò tre volte Cristo prima che il gallo cantasse, così come aveva previsto Cristo durante l’ultima cena:
E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte».  “Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo, prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi». (Luca, 22, 31 – 34).

Difatti accadde che:
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù» ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile ed il gallo cantò. E la serva vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli» ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti chiesero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo» ma egli incominciò ad imprecare ed a giurare: «Non conosco quell’uomo che voi dite». Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte» e scoppiò in pianto. (Marco, 14, 66 – 72)

Sui bracci della croce sono posti i simboli della Passione riassunti nella scala che servì a togliere il corpo di Cristo dalla Croce, la lancia che forò il suo costato per costatare la morte, il calice dell’ultima cena che sarebbe servito a raccogliere le gocce del suo sangue, i tre chiodi che servirono per inchiodarlo al legno, la tenaglia che fu usata per levarli ed il martello per conficcarli .

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Sulla funzione stazionaria della croce come riferimento fisico per piccole processioni  credo non possano esservi dubbi perché oltre la circostanza che si trovava sul sagrato della Chiesa Madre e davanti alla parallela chiesa di S. Amico, si deve tener conto che la Chiesa di S. Pietro da tempo remoto aveva il privilegio di poter concedere indulgenze plenarie a chi avesse confessato, pentendosi, i propri peccati e si fosse comunicato nei giorni di S. Pietro (29 giugno) e di S. Amico (3 novembre).

Privilegi che scaturivano dal fatto che in quell’area, dove sarebbe poi sorta la chiesa di S. Amico, vi era la sepoltura del santo benedettino che, secondo la tradizione, interrogato dal monaco Raterio sul luogo dove avrebbe voluto essere seppellito, avrebbe detto “… in fovea, inquit, extra Basilicam, sicut dignum est” (in una tomba, rispose, all’esterno della Basilica, come è degno che sia).

All’interno della cappella della Confraternita, poi, si conserva una croce processionale di legno per le cerimonie della Pasqua, che tiene gli stessi simboli di quella esterna.

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