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Chiarita finalmente la vera identità di san Gerardo venerato a Scapoli e a Fornelli

By 18 Giugno 2012 Febbraio 2nd, 2019 3 Comments

Chiarita finalmente la vera identità di san Gerardo venerato a Scapoli e a Fornelli.


S. Gerardo a Scapoli

In un precedente articolo avevo ipotizzato che le due statue di S. Gerardo presenti a Scapoli e Fornelli si riferissero al Gerardo protettore di Monza.L’ipotesi si reggeva sulla circostanza che il culto per quel santo venerato in Lombardia fosse stato in qualche modo sollecitato da S. Carlo Borromeo quando ricoprì l’incarico di abate commendatario dell’abbazia di S. Vincenzo al Volturno, nella cui giurisdizione erano anche Fornelli e Scapoli.
Il culto per S. Gerardo, infatti, era stato incrementato nel 1583 quando Carlo Borromeo, dopo una ricognizione delle sue reliquie preceduta da una inchiesta, ne confermò l’importanza.


S. Gerardo a Fornelli

Una serie di commenti all’articolo mi hanno fatto riflettere costringendomi ad una più attenta ricerca che mi ha portato, questa volta definitivamente, a capire che si tratti veramente di S. Gerardo, ma di quello morto a Gallinaro nel 1102.

Matteo Camera negli Annali della Due Sicilie riferisce che S. Gerardo di Alvernia nel 1099, all’epoca di papa Pasquale II, moriva nella terra di Gallinaro presso Sora, “mentre peregrinava per Terra Santa”.
Di questo santo si hanno notizie abbastanza precise, anche se ancora non è del tutto chiaro quale sia stato il suo paese di origine. Sulla vita di S. Gerardo esiste una discreta bibliografia che andrebbe ristudiata se non altro per capire il motivo per cui il suo culto si sviluppa anche nei paesi di Fornelli e Scapoli oltre che nell’area di Val Comino e, soprattutto, a Gallinaro.


S. Gerardo a Gallinaro

A Gallinaro in particolare si conserva il suo corpo e quelli di Stefano e Pietro, due compagni di pellegrinaggio. Qui, ai primi del XII secolo, dopo la sua beatificazione voluta dal vescovo di Sora Roffredo, verso il 1127, fu edificata una chiesa dedicata a lui.
Per un periodo la chiesa fu tenuta in forma eremitica, come si ricava dal testamento del 1259, che si conserva a Montecassino, di fra Rainaldo che era stato eremita di S. Gerardo. Successivamente la tradizione popolare ha collegato a S. Gerardo la vita di altri santi, fino a confonderne le origini che per alcuni le hanno poste addirittura in Inghilterra e anticipate ai primi del VII secolo.

Verosimilmente la morte di S. Gerardo potrebbe essere collocata temporalmente nel 1102, ovvero tre anni dopo la fine della prima crociata perché Gerardo, dalla Francia, si sarebbe recato a Gerusalemme e da Gerusalemme avrebbe deciso di raggiungere Roma dopo essere sbarcato a Brindisi.


S. Gerardo protettore di Gallinaro

Mentre da Brindisi si recava a Roma sarebbe stato colto dalla morte a Gallinaro dopo essersi ammalato in Val Comino.
Questo è il motivo per cui la tradizione iconografica lo vuole vestito da pellegrino con le conchiglie appese alla mantellina, il bastone e la borraccia di Zucca, così come viene rappresentato a Gallinaro, ma anche a Scapoli e Fornelli.
Ma a questo punto la questione iconografica diventa secondaria rispetto a quella delle motivazioni che hanno portato alla diffusione del culto nei due paesi molisani. Soprattutto se si dà peso alla storia del viaggio da Brindisi verso Roma secondo un itinerario di cui da tempo sospettiamo l’esistenza (avrebbe comunque bisogno di ulteriori conferme)  e che vede nella valle del Volturno, e più precisamente nel tratto che collega Isernia a Fornelli, Scapoli e la Valle di Comino, uno degli assi di percorrenza all’epoca delle prime crociate.

La storia del pellegrinaggio di S. Gerardo può essere un utile inizio di indagine.

Join the discussion 3 Comments

  • arnaldo brunale ha detto:

    Le tue ricerche sono sempre interessanti e piene di fascino.

  • Caro Franco, i legami tra il Molise e l’antica Terra di Lavoro (l’ex Basso Lazio Duosiciliano e l’attuale provincia di Caserta) sono storicamente molto intensi. Tra il 1221 e il 1538, i due territori erano amministrativamente uniti nel “Justitiaratus Molisii et Terre Laboris”. Nel Basso Lazio, ho trovato alcune campane forgiate da mastri campanari capracottesi del XV e XVI secolo che attestano una certa mobilità interna a quella realtà amministrativa dell’allora Regno di Napoli. Inoltre, proprio dalla Terra di Lavoro, sembra derivare la tendenza alla dittongazione metafonica “alla napoletana” della vocale lunga “e” in “-ie” di alcuni cognomi molisani, tra cui il mio: “de Rentio” nelle fonti in latino; (di) Rienzo nel volgare del XVI secolo…

  • Regio18 ha detto:

    Grazie della spiegazione, ora sarebbe bello capire perchè il culto nel molisano … non credo sia sufficiente l’idea di un itinerario da BR a RM se no sarebbe molto più diffuso il culto così come è avvenuto in Puglia per i Santi Medici le cui reliquie al tempo di Felice IV sbarcarono sulle coste pugliesi e pian piano giunsero a Roma, difatti la Puglia è regione con un intenso culto dei Ss. Martiri Anargiri.
    GRAZIE!

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