Ogni tanto scopro novità inquietanti sull’appalto dell’Auditorium di Isernia: prima l’urlo e poi il silenzio dell’OICE
Franco Valente
Il plastico dell’Auditorium di Isernia che non sarà mai terminato
L’OICE è l’Associazione di categoria, aderente a Confindustria, che
rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica. Costituita nel 1965, grazie alla costante crescita del numero di associati, l’OICE raggruppa oggi tutte le grandi società di ingegneria italiane e la maggior parte delle più qualificate piccole e medie aziende del settore.
Quando alla fine del 2007 fu pubblicato il bando per l’appalto dell’auditorium di Isernia protestò con una propria nota affermando l’illegittimità della procedura.
La sintesi della protesta fu pubblicata nel novembre 2007 sul suo sito all’indirizzo:
http://www.oice.it/adon.pl?act=doc&doc=262378
L’OICE contesta gli appalti integrati per gli interventi relativi ai 150 anni dell’Unità d’Italia: illegittimo chiedere in gara il progetto definitivo
Con una lettera trasmessa il 14 novembre l’OICE ha contestato alcuni bandi di gara per appalto integrato relativi ad interventi per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, fra cui quelli per il Palazzo del Cinema di Venezia, l’Auditorium di Isernia, l’Aeroporto di Perugia, la nuova Città della Scienza di Roma e il nuovo Auditorium di Firenze.
La lettera, firmata dal Vice Presidente Braccio Oddi Baglioni, è indirizzata al responsabile del procedimento delle gare, Angelo Balducci, Capo Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, trasmessa per conoscenza, fra gli altri, anche a Romano Prodi, ad Antonio Di Pietro, al Presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, oltre ai presidenti del Consiglio nazionale degli ingegneri e degli architetti. La questione riguarda diversi appalti di progettazione esecutiva e costruzione.
L’OICE contesta che siano stati posti a base di gara dei progetti preliminari chiedendo in fase di offerta il progetto definitivo; ciò appare in palese violazione della normativa vigente che non consente, stante la sospensione dell’articolo 53 del Codice, di appaltare sulla base del progetto preliminare. Viceversa occorre applicare quanto previsto dall’articolo 19 della legge Merloni e quindi appaltare ponendo a base di gara il progetto definitivo e non chiedendo la presentazione in gara di tale progetto, come previsto nei bandi.
La tesi OICE è supportata da due note, del Ministero delle infrastrutture e della Presidenza del Consiglio, che concordano sull’applicazione dell’articolo 19 della legge Merloni, in attesa del regolamento della legge 109/94 e dell’entrata a pieno regime della norma sospesa. D’altro canto, si legge nella lettera, la norma della 109, nel prevedere l’appalto di progettazione esecutiva e realizzazione, appare perfettamente in linea con le disposizioni comunitarie emanate dal 1989 in poi, che sono state riprodotte, tali e quali, nella recente direttiva 2004/18.
L’OICE chiede quindi, per evitare possibili contenziosi e conseguenti gravi ritardi dei progetti, di modificare i bandi di gara prevedendo che sia posto a base di gara il progetto definitivo
Poi, con la velocità di un carro armato in discesa e senza freni, in meno di una settimana, il Capo Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, nel totale disinteresse per la nota dell’organismo più prestigioso delle organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica, “consentiva” l’appalto del più inquietante e costoso progetto della storia molisana.
Un appalto che, dunque, puzza dall’impianto!
Ma ora, con il senno di poi, mi chiedo: ma questi scienziati dell’OICE, che erano perfettamente consapevoli della porcheria che si stava facendo, perché non hanno prodotto alcun ricorso all’esito dell’appalto?