Una pietra e una data a Ferrazzano ci riportano all’epoca di Roberto d’Angiò e di papa Giovanni XXII.
Sulla parete apparentemente moderna di una casa di Ferrazzano, subito sotto la chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, è murata una pietra circolare, che proviene evidentemente da un altro edificio, che reca una data in caratteri gotici:
A . D . M . C . C . C . X . X . X . I I I . H . O . F . E.
Che sarebbe “Anno Domini MCCCXXXIII Hoc Opus Factum Est”, ovvero: “Quest’opera fu fatta nell’anno del Signore 1333”.
Una epigrafe che attesta in maniera inequivocabile che l’opera di cui faceva parte quell’archetto semicircolare sia stata realizzata nel 1333. Ma null’altro ci viene rivelato dalla scritta.
Neppure è ben chiaro a cosa servisse quella pietra, che potrebbe essere anche ciò che rimane della cornice di un fonte battesimale o di una nicchia della scomparsa chiesa dell’Assunta.
La data, tuttavia, è sufficiente per ricondurci ad un’epoca ben precisa durante la quale a Ferrazzano avvennero fatti di una certa importanza che questi pochi segni in qualche modo ci possono richiamare.
Ci vengono incontro, innanzitutto, i due piccoli ornamenti che seguono l’ultima lettera dell’epigrafe. Sembrano, in maniera superficiale, due semplici palmette floreali, ma se si osserva più attentamente la prima, sebbene sia piuttosto rovinata, pare possa trattarsi di un giglio.
Il che non è cosa da poco se si tiene conto di cosa sia accaduto a Ferrazzano nel 1333.
Lo sappiamo da Camillo Minieri Riccio che ebbe modo di consultare quei registri angioini che furono distrutti nel 1944 durante l’ultima guerra mondiale per la follia di un comando tedesco.
Giambattista Masciotta, attraverso una rilettura dei più puntuali storici del Regno di Napoli, fornisce per ogni singola realtà urbana un quadro dettagliato della presenza dei feudatari che contribuirono alla causa angioina al tempo di Roberto d’Angiò (GIAMBATTISTA MASCIOTTA, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, vol. II, Napoli 1915).
Sia Ferrazzano che Oratino e Monteroduni erano feudi di Amerigo de Sus, signore di Trivento, e fratello del più celebre Ugo, Giustiziere per Terra di Lavoro e Molise.
Insegne araldiche dei de Sus e dei d’Angiò
Ad Amerigo successe il figlio Pietro, ciambellano di Re Roberto oltre che barone di Oratino e di altre terre. Alla sua morte nel 1313, Ferrazzano ed Oratino costituirono la dote della figlia Tommasella, che sposò Tommaso d’Aquino figlio di Berardo Conte di Loreto.
Tommasella de Sus morì senza figli nel 1333, ed il feudo passò al demanio (BERARDO CANDIDA GONZAGA, Memorie delle famiglie nobili delle Provincie Meridionali d’Italia. Vol. I, Napoli 1876, p. 90).
Ferrazzano ed Oratino, insieme al feudo di Monteroduni, con diploma del 6 giugno 1333, venivano assegnate da Roberto d’Angiò alla moglie Sancia, disponendo che le rendite potessero andare a beneficio del monastero di S. Chiara di Napoli (CAMILLO MINIERI RICCIO, Studi storici fatti sopra 84 registri angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1886, p. 63).
La regina Sancia, però, non molto tempo dopo, cedette il feudo di Ferrazzano a Nicola di Luparia. che nel 1343 lo assegnò in dote alla figlia Giovannella che andava sposa ad Antonio di Lando ed il cui erede fu Giovanni nel 1343.
Dunque il piccolo giglio sarebbe una ulteriore conferma, come lo è per esempio sulla facciata della Cattedrale di Larino o sull’acquasantiera di Castel del Giudice oppure in tutti i portali riconducibili all’epoca di Roberto d’Angiò, del dominio di personaggi fortemente legati al potere angioino.
( http://www.francovalente.it/2011/12/26/qualche-piccola-considerazione-sul-giglio-di-francia-nel-molise/ )
Il giglio angioino sulla Cattedrale di Larino e sull’acquasantiera di Castel del Giudice
Trattandosi di una pietra che sicuramente proviene dalla chiesa di S. Maria Assunta, che sappiamo essere stata più volte distrutta e ricostruita, la data 1333 ci riconduce anche al vescovo di Boiano nella cui giurisdizione diocesana si trovava Ferrazzano.
A quell’epoca era vescovo un non meglio identificato Andrea II (1322-1347) che ci è conosciuto anche per aver avuto qualche anno prima, al momento della sua nomina, come suo vicario diocesano l’abate Giovanni arciprete di Ferrazzano. Tanto si ricava da un documento del 9 luglio 1322 andato distrutto ma richiamato nel regesto di mons. Fulgenzio Gallucci del XVII secolo (GIUSEPPE DI FABIO, I vescovi di Boiano e di Campobasso-Bojano, Ripalimosani 1997).
Il vescovo Andrea era stato fatto vescovo da Avignone dall’anziano papa Giovanni XXII (1249-1334) del quale ho parlato a proposito della facciata della Cattedrale di Larino e che nella storia fu particolarmente noto per essere stato posto da Dante Alighieri all’Inferno 10 anni prima che morisse.