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S. MARIA DELLA STRADA. Una basilica longobarda in agro di Matrice

By 28 Dicembre 2014 No Comments

Una sintesi per chi vuole fare una visita rapida. Per gli approfondimenti rinvio ai link richiamati volta per volta.

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La chiesa di S. Maria della Strada in agro di Matrice è tra le basiliche più intriganti del Molise. Non solo per la sua architettura, per le sue leggende, per la sua storia, per le sue espressioni artistiche, ma anche per i suoi misteri.

Nel XVIII secolo nel Molise circolava una leggenda secondo la quale S. Maria della Strada sarebbe stata costruita in una sola notte insieme ad altre decine di chiese da un mitico Re Bove per espiare una violenza fatta ad una sua congiunta. Ad aiutarlo sarebbe stato il Diavolo che però non sarebbe riuscito a completare l’opera entro il tempo che il papa gli aveva imposto.
Una leggenda che non trova alcun fondamento storico, ma che qualcuno ancora racconta per giustificare la presenza sulla sua facciata dell’immagine ripetuta di un bue che sarebbe una sorta di firma dell’immaginario personaggio.

La storia di questa chiesa, le cui origini sono ancora avvolte nel mistero, è un po’ diversa.
Decine di studiosi hanno cercato di dare soluzione ai tanti interrogativi e solo adesso comincia a venir fuori una storia che porta a ritenere che la Chiesa di S. Maria della Strada sia uno straordinario esempio di architettura longobarda che, nata prima del Mille, si sia miracolosamente conservata fino ai nostri giorni.

Padre Michele Galluppi nel 1931 scoprì a Roma un documento, che poi fu definito Pergamena Montaganese, che attestava l’esistenza della basilica di S. Maria almeno nell’anno 1039. Un documento di eccezionale importanza che però non convinse Evelina Jamison, una studiosa inglese che, venuta nel sud dell’Italia per studiare documenti normanni, scoprì a Benevento un altro documento nel quale si raccontava che la basilica di S. Maria della Strada era stata consacrata nel 1148. Sicura di aver trovato una data precisa che attestava l’epoca esatta della sua costruzione, si avventurò in una serie di letture dei bassorilievi della facciata che essa interpretò come racconti derivati dalla Chanson de geste (più precisamente dal Libro delle storie di Fioravante) di tradizione francese.

L’autorevolezza della Jamison era talmente forte che per oltre 60 anni nessuno aveva messo in discussione la sua interpretazione delle sculture. Francesco Gandolfo (Le vie del Medioevo”, Milano 2000) fece crollare le teorie interpretative della Jamison dimostrando che i bassorilievi erano rappresentazioni tratte dalla Bibbia e che non vi fosse alcun riferimento alla tradizione letteraria francese. Rimaneva il dubbio della datazione della chiesa e della interpretazione complessiva delle sculture che in gran parte continuavano ad essere misteriose.

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Oggi, forse, siamo vicini alla soluzione e rimettendo in ordine le notizie storiche, la pergamena longobarda scoperta da Galluppi, gli studi della Jamison, la puntualizzazione di Gandolfo e una più approfondita analisi dei caratteri stilistici e dei significati dei bassorilievi, possiamo avere un quadro molti più chiaro di questo insigne monumento che ben a ragione rientra tra le architetture più importanti del medioevo europeo.

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Per arrivare a una conclusione comprensibile sembra buono partire operando una distinzione tra gli aspetti artistici e quelli architettonici ma tenendo comunque ferma una questione che accomuna l’arte e l’architettura: la distinzione tra opere di forte contenuto ideologico ed opere di forte contenuto teologico.

Il principe Pandolfo di Capua nell’anno ventesimo del suo principato, e Landolfo suo figlio concedono a Germano Adzo ed altri di poter abitare il castello di Monte Agano. La concessione è del 1036 e in essa, nelle descrizione dei confini si fa menzione anche di S. Maria de Strata.

S. Maria della Strada non si presenta come semplice ripetizione di un modello architettonico consueto. La perfezione dei blocchi lapidei, la collocazione dei medesimi su ricorsi ben definiti, l’alternarsi di blocchi grandi a blocchi piccoli seguendo un rigido programma costruttivo fanno rilevare che la sua edificazione sia stata condotta con una organizzazione di cantiere particolarmente complesso e una gerarchia di funzioni che andavano dalla predisposizione del progetto architettonico molto preciso, alla elaborazione di una serie di elementi iconografici e, soprattutto, alla redazione di un preciso programma iconologico.

http://www.francovalente.it/2008/11/05/1180/

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Angelo-Cristo con la mano giudicante che sta scendendo sulla terra per iniziare il giudizio universale: Vidi un quinto Angelo venire da oriente con il sigillo del Dio Vivente. Regge due rotoli, i libri della Verità, con la mano sinistra.
Due pavoni contrapposti che bevono in una coppa. Il pavone è l’uccello che aprendo la coda mostra gli occhi di Dio e abbeverandosi al calice eucaristico rappresenta la vita dopo la morte e, quindi, la resurrezione.

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Il cavaliere a cavallo è la rappresentazione di Fedele il Verace dell’Apocalisse. Il cavallo bianco viene assalito dal leone che è la sintesi delle forze inviate dal falso profeta. Il cavaliere brandisce la spada e si prepara a trafiggere il leone.
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Il cosiddetto ultimo combattimento con la morte della Bestia e del Falso Profeta che finiscono insieme sotto terra.
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La donna, i cui capelli formano un fiume con dodici anse e dodici alberi, è la personificazione di Gerusalemme: Poi mi mostrò un fiume d’acqua di vita, che scaturiva dal trono di Dio e dall’Agnello. In mezzo alla piazza della città e sulle rive del fiume sta un boschetto di alberi della vita, che fruttificano dodici volte al mese, una al mese. Le foglie degli alberi servono a guarire le nazioni (Apocalisse 22, 1-2). Al collo ha un diaspro: Lo splendore di lei era simile a pietra assai preziosa, come il diaspro cristallino. (Apocalisse, 21,11).
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Giona inghiottito dal mostro marino, cioè dalla cosiddetta pistrice. E’ il simbolo della resurrezione di Cristo. Giona che viene sputato dal mostro ha il capo privo di capelli. Secondo la tradizione apocrifa quando Giona fu inghiottito gli abiti furono bruciati per il gran calore e fu preso da un tale spavento da perdere tutti i capelli.
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L’oculus, l’occhio di Dio, sintetizza la città di Gerusalemme nella quale entra la luce divina. I dodici fori sono le perle delle porte della città: Aveva un muro grande ed alto munito di dodici porte, presso le quali vi erano dodici Angeli; vi erano scritti dei nomi che sono quelli delle dodici tribù dei figli d’Israele. Il muro della città ha dodici fondamenta e sopra di esse dodici nomi, quelli dei dodici apostoli dell’Agnello (…) Le dodici porte sono dodici perle; ogni porta è fatta di una sola perla. La piazza della città è d’oro puro, come cristallo trasparente. (Apocalisse 21, 12-21).
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Joab insegue e uccide Assalonne, figlio di re David, vittima dei suoi lunghi capelli impigliati nel ramo di un terebinto.
http://www.francovalente.it/2008/11/14/s-maria-della-strada-a-matrice-la-morte-di-assalonne/

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DSC_2004 copia            Adamo

L’uomo condannato a lavorare dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre.
http://www.francovalente.it/2013/01/10/la-storia-della-staffa-nellarte-del-cavalcare-da-vicenne-di-campochiaro-a-s-maria-della-strada-di-matrice-e-nel-castello-pandone-di-venafro/

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Alessandro Magno vola verso il sole in un cesto tirato da due grifoni alati.
http://www.francovalente.it/2008/12/02/s-maria-della-strada-a-matrice-il-volo-di-alessandro/

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L’arca di Bernardo d’Aquino (1345). In basso il Cristo Pantocratore tra gli stemmi dei d’Aquino/Summucola. Al centro l’immagine dormiente del defunto. In alto S. Michele Arcangelo sovrastato dall’Aquila di S. Giovanni Evangelista.
http://www.francovalente.it/2011/03/04/l%E2%80%99arca-di-berardo-d%E2%80%99aquino-a-s-maria-della-strada-di-matric/

http://www.francovalente.it/2011/03/07/i-versi-di-celio-sedulio-nella-basilica-di-s-maria-della-strada-a-matrice/

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L’acquasantiera di Cola di Monforte (sec. XV).
www.francovalente.it/2012/09/03/un-viaggio-di-cola-di-monforte-a-compostella-e-una-misteriosa-conchiglia-sull’acquasantiera-di-s-maria-della-strada/
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La fontana di Roberto Avalerio, feudatario di Matrice nel sec. XII: VALERII DOMINI ROBERTI TEMPORE REXIT VT SITIENS BIBAT HOC CLARO DE FONTE QVOD EXIT
http://www.francovalente.it/2011/06/11/la-fontana-di-roberto-avalerio-a-s-maria-della-strada-di-matrice/

Bibliografia essenziale
AMBROSIANI Vincenzo, La chiesa badiale di S. Maria della Strada in Matrice, archeologicamente descritta e dilucidata, Campobasso 1887.
BERTAUX Emilio, L’art dans l’Italie meridionale, Parigi 1904.
CUOZZO Errico (a cura di), Catalogus Baronum – Commentario, Roma 1984.
GALLUPPI Michele (+ 1940), Il monumento nazionale di Santa Maria della Strada in Territorio di Matrice  (opera postuma), Campobasso 1963.
GANDOLFO Francesco, S. Maria della Strada (in Le vie del Medioevo) Milano 2000.
GASDIA Vincenzo Edoardo, Sancta Maria de Strata, Campobasso 1911.
JAMISON Evelyn (a cura di) Catalogus Baronum, pubblicato dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, Roma 1972.
JAMISON Evelyn, Notes on Santa Maria della Strada at Matrice, Roma 1938.
TROMBETTA Ada, Arte nel Molise attraverso il Medioevo, Campobasso 1984
VALENTE Franco, S. Maria della Strada in www.francovalente.it 2008 e sgg.

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