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Perché ognuno si faccia un’idea….

By 23 Settembre 2010 Febbraio 25th, 2011 No Comments

Ho ricevuto attraverso terze persone il messaggio che l’ing. Pettine ha inviato agli organi di informazione.

E’ sicuramente noto che il mio linguaggio sia particolarmente efficace quando devo criticare cose o comportamenti come è accaduto in una mia precedente esternazione nei confronti di una ennesima provocazione fattami dal predetto ingegnere che è stata ritenuta offensiva dallo stesso Pettine.

Poiché è mia abitudine evitare di confondere la lana con la seta, pur non avendo alcun obbligo a farlo, pubblico la risposta dell’ing. Pettine alle mie contestazioni in maniera che chiunque abbia tempo da perdere dietro una questione personale abbia la possibilità di ristabilire la verità:

A tutti gli Operatori Internet
di Isernia e Venafro ed Eventuali
che abbiano interesse
Mi riferisco al contenuto del messaggio che l’arch. Franco Valente ha trasmesso, via
internet, al mondo intero, per reazione ad una mia precedente nota del 12/6 u.s. che, pubblicata successivamente sulla pagina Regionale del Quotidiano del Molise del 25/6 u.s., conteneva mie considerazioni sindacali sul triste fenomeno del doppio lavoro che, la gran parte dei Pubblici Dipendenti, svolge a danno dei Disoccupati, con la medesima estrema disinvoltura con la quale l’arch. Valente, da alcuni decenni, esercita la duplice attività di Dipendente dell’IACP di Isernia e di libero professionista, con la compiacente disponibilità della Classe Politica Dirigente.
Il contenuto di tale messaggio, di cui si è reso interprete l’arch. Valente, è costituito da una variegata antologia di affermazioni effettuate, nei miei confronti, che raggiungono un livello di violenza distruttiva che supera ogni tolleranza civile e, quindi, tali da offendere la mia onorabilità di uomo, ulteriormente mortificato dalla ridondante prosopopea con la quale, inoltre, viene dichiarata, pur nella consapevolezza di non salvaguardare la Verità, estremamente limitata, la mia trascorsa attività professionale.
Sicché, di fronte a tale contenuto costituito da attacchi personali, cadute di stile, linguaggio scurrile, accuse di errori professionali, assolutamente mai compiuti, raffigurazioni, chiaramente allusive, di rospi striscianti, accuse di perversi sentimenti di esultanza per fatti estremamente dolorosi… etc…, non posso rimanere indifferente senza attivarmi per ripristinare la dignità della mia immagine vilipesa dall’audace Oratore.
Al fine di consentire a tutti gli Operatori-internet che abbiano interesse di rilevare quanto sia lontano dalla Verità il contenuto del farneticante messaggio dell’arch. Valente, trasmesso con il malevole proposito di segregarmi, come uomo e come professionista, nella vergogna più profonda, ritengo sia mio diritto di poter esporre le seguenti considerazioni, che formulerò con riferimento al medesimo ordine, in esso riscontrato:

1) Riproduzione del “rospo con occhiali”a) se l’ideogramma escogitato si riferisce al simbolo che, solitamente, Alcuni antepongono sulla propria carta intestata, come mezzo valido per comunicare informazioni semplici con facilità e rapidità, oppure un’attività che viene svolta a favore di terzi, ho motivo di ritenere che l’arch. Valente sia stato molto infelice nella scelta del simbolo, giacché il rospo, più che favorire, danneggia. Ciò perché i rospi, anticamente erano considerati creature soprannaturali e malefiche, capaci di gettare il malocchio ed incantare persone ed animali, tant’è che per simili pregiudizi, in molti Paesi, si arrivò ad infliggere severissime pene a Coloro che venivano trovati in possesso di tale spregevole animale. Infatti nel 1619, a Tolosa,
il filosofo Lucilio Vanini di Taurisano fu arso sul rogo per eresia e stregoneria, anche
perché si scoprì che ne conservava uno vivo in una caraffa.

b) se, invece, l’ideogramma è stato escogitato allo scopo di associare la figura, in esso rappresentato, all’aspetto fisico di Chi, con me si identifica e che da decenni si prodiga
nell’interesse dei diritti di sopravvivenza degli Ingg. ed Arch. disoccupati, ebbene, anche in questo caso, ho motivo di ritenere che, l’arch. Valente, sia stato altrettanto infelice nella scelta e, soprattutto, imprudente, giacché le proprie esibizioni di raffinata tecnica figurativa, sono state portate a conoscenza dell’Autorità Giudiziaria, perché proceda d’Ufficio, nel caso in cui, anche dal contenuto della documentazione da me esibita, fossero riscontrate eventuali ipotesi di reato, di qualunque genere, perseguibile per legge.
2) L’arch. Valente non comprese bene, molto tempo fa ed ancora perdura in tale incomprensione, che le mie rivendicazioni sindacali, riferite al triste fenomeno del doppio lavoro dei Pubblici Dipendenti, che purtroppo perdura, fossero collegate alla carica che, inizialmente, ricoprivo nella qualità di Delegato Regionale dello SNILPI (Sindacato Nazionale Ingegneri Liberi Professionisti Italiani) che, sino a prova contraria, costituisce carica che è affidata ad un Solo Professionista che esplica tale attività, che è perfettamente congeniale con quella che, da Solo, svolgevo, a suo tempo, in rappresentanza di tutti gli Ingegneri liberi professionisti della Regione, quantunque non iscritti al Sindacato.
L’arch. Valente ha dimenticato inoltre, che, successivamente, fu istituito il Sindacato Provinciale di Isernia, il cui atto costitutivo è giacente e riscontrabile presso il Tribunale di Isernia, del cui Consiglio Direttivo sono stato sempre il Presidente e nel quale, oltre ad altri Professionisti della Provincia, erano presenti anche alcuni di Venafro, come si rileva da nota in mio possesso, di data antica della quale, se richiesta, può essere fornita copia.
Alla luce di quanto sopra, è assolutamente non Veritiera l’affermazione dell’arch. Valente, nel punto in cui, nel Suo messaggio, riferisce che rappresentavo un Sindacato di cui ero il solo componente, del quale, comunque, tutti gli Ingegneri constatavano l’efficienza che posso ancora dimostrare per mezzo di documentazione di cui sono in possesso, se richiesta.
3) L’arch. Valente, forse distratto dalla fervente duplice attività di Impiegato e Libero professionista, non si è mai accorto che anche il Libero professionista che, con me si identifica, ha svolto un’attività professionale che a me, pare non sia affatto coincidente con quella, quanto mai limitata dichiarata, trionfalmente, dal disinformato mio Censore.
E per darne prova certa e sulla base di altri fatti in precedenza, ho ritenuto di sobbarcarmi al notevole lavoro di sintetizzare un unico mio curriculum professionale (allegato 1) attraverso il quale è facile constatare, da parte di Chi abbia interesse, che la mia attività professionale svolta, non sia stata cosa tanto miserevole, come accuratamente pubblicizzata dal mio incauto Estimatore, nello sterile tentativo di distruggere la mia professionalità.
Alla luce di quanto sopra è assolutamente non Veritiera l’affermazione dell’arch. Valente nel punto in cui nel suo messaggio, con ridondante ed offensiva prosopopea, riferisce che “la storia faccia fatica a trovare traccia della mia attività, oltre a quella esplicata in alcune banali casette a Filignano”.
4) L’arch. Valente non ha compreso bene che prima o poi dovrà pervenire, come Tutti in zona “de profundis” nella quale, purtroppo, mi ritrovo io all’età di 81 anni, alla quale, il Suddetto mi auguro che possa conservare assolutamente integre le proprie facoltà mentali come, ritengo, siano le mie perché possa comprendere, a tale età, quanto siano state avvilenti, rozze e volgari le profezie della incombente “miglior vita”, da Lui auspicata a mio danno che, ad ogni buon conto, mi affretto a rispedire al mittente, accompagnando il funereo vaticinio, con una poderosa… “grattugiata”.
Alla luce di quanto sopra, ritengo che costituisca comportamento quanto mai censurabile il fatto che l’arch. Valente, ritenuto persona colta, assuma il diritto di dilettarsi per mezzo di profezie di morti imminenti nei confronti di Chi, disperatamente, lotta per sopravvivere all’inclemenza degli anni che, inesorabilmente trascorrono per Tutti. Mi piace pertanto ricordare al Suddetto, perché sia oggetto di meditazione, la scena finale di un grandioso film della mia giovinezza, nella quale l’interprete principale, rivolgendosi alla propria donna amata, dichiarava pressappoco così: «Allorché, lontano, ascolti il rintocco di una campana che annuncia
la fine di una vita, non chiedere per Chi essa suoni, giacché essa suona per Te».

5) L’arch. Valente si esalta ad accrescere il vocabolario italiano di un ulteriore termine di tipo calamitoso, coincidente con la parola “schiattimma”, di cui io sarei sofferente.
Tale sarebbe, se ho ben capito, la perniciosa tabe, familiare al Medesimo, dalla quale,
anch’io, sarei stato contagiato in conseguenza del fatto “di non sapermi dar pace”, a causa della mia incapacità, individuata dal mio fantasioso Interlocutore, di non saper io fare cose che Lui, invece, riferisce di saper fare molto bene.
È vero, invece, che tali cose, guarda caso, nel corso dell’intera mia vita professionale, mi sono sempre sforzato di non fare e dalle quali, per mia fortuna, sono sempre riuscito ad affrancarmi con meditata esperienza, giacché fatte, dal fantasioso Architetto, talmente male che, smentendo Se stesso, non ha potuto fare a meno di dichiarare, spontaneamente, di aver dovuto pagare, per esse, il proprio tributo alla Giustizia, a parte quello dovuto alla propria coscienza, di cui preferisco non parlare giacché, alla luce della vulcanica attività che svolge, non mi sembra che essa lo abbia indotto al silenzio ed alla meditazione.
Alla luce di quanto sopra è il caso di far constatare che, l’arch. Valente, non ha compreso ancora che la stima e la considerazione che Ognuno riesce a dare di Se stesso, nella vita privata e professionale, devono essere riconosciute ed apprezzate, disinteressatamente, unicamente da Terzi estranei e non da Se stessi, mediante deludenti, scialbe ed interessate autoesaltazioni.

6) L’arch. Valente sorprende, non poco, me stesso ed, almeno, i Cittadini di Venafro e Isernia, nel punto in cui, con l’inconcludenza tipica di Chi non sa cosa dire, afferma testualmente “di non conoscere il nome di una sola persona di cui io abbia parlato bene”, cosa che, a mio avviso, avviene di rado, se non dietro richiesta di persona, interessata, o dietro compenso, o per disposizione di un interessato Direttore di giornali, o per compensate pubblicità di candidature politiche… etc.
Al mio Interlocutore, che pure è un temerario, è mancato, stranamente, il coraggio di completare il proprio pensiero, guardandosi bene dal dire quello che ho motivo di ritenere che volesse dire, nel senso che, non avendo io parlato bene di alcuno, “avrei dovuto parlare, viceversa, male di tutti”, cosa che prudentemente, non essendo stata detta, mi autorizza a concedere la buona fede, sia pure solo adombrata, per cui sono doverosamente indotto a non attivarmi di lanciare l’idea di promuovere un gemellaggio tra le Città di Venafro ed Arezzo, entrambe privilegiate di poter vantare, tra i propri rispettivi Cittadini, due Personaggi che, pur in epoche assai diverse, hanno ambedue molte cose in comune!

Alla luce di quanto sopra, l’arch. Valente non è contestabile, a causa della esitante modalità interpretativa cui si presta la propria affermazione che, per Sua fortuna, lo gratifica abbondantemente.
7) L’arch. Valente mi accusa di essere protagonista di un clamoroso errore di progettazione al parcheggio sotterraneo di Isernia, per il quale sarei stato pagato “a peso d’oro”.
Di tale insinuante affermazione, il perseverante Criticone che, tra l’altro, in evidente contraddizione con le pesanti offese di cui si è reso protagonista nei miei confronti, dichiara “di saper pesare ed usare le parole, come San Paolo”, è bene che cominci a procurarsi le prove delle proprie offensive affermazioni effettuate nei miei confronti, nel caso in cui fosse invitato ad un colloquio che, eventualmente potrà essere richiesto da Chi, istituzionalmente, è designato a stabilire la Verità.
Alla luce di quanto sopra, mi affretto a tranquillizzare l’arch. Valente, nel senso che il
pagamento della mia prestazione professionale, dichiarato essere stato fatto “a peso d’oro”, in realtà, è stato effettuato per mezzo di vecchie misere Lire del tempo, corrisposte con puntuale riferimento alle tariffe professionali stabilite dalla Legge, esattamente simili a quelle che, ritengo, siano sempre state utilizzate anche dai Dipendenti dell’IACP di Isernia, per richiedere i compensi che ad Essi competevano per gli incarichi che svolgono nell’esercizio di libera professione, ad essi favorita dalla equivoca generosità della Classe Politica Dirigente.
8) L’arch. Valente mi attribuisce la responsabilità di aver tappezzato la propria Città con manifesti offensivi, della qual cosa mi sarei reso protagonista in coincidenza di una grave malattia ed alla vigilia della morte del proprio genitore, avendo immaginato, con la propria fantasia che mi sarei spostato dalla mia Città alla Sua, per effettuare l’operazione nel ruolo, per me insolito, di attacchino di manifesti munito, ovviamente, anche di scala, colla e pennello!
Non posso fare a meno di sorridere per l’ulteriore “pregevole” accusa escogitata dall’arch. Valente, a giustificazione della propria “voglia matta” di screditarmi con imprudente determinazione, che non può essere assolutamente accettabile, né credibile, neppure per il più ingenuo dei bambini, essendo a conoscenza di Tutti, che il servizio delle affissioni era obbligatoriamente gestito dal Comune, che svolgeva tale adempimento di interesse pubblico, per mezzo dell’apposito Ufficio Affissioni, costituito dal Contabile e dagli Attacchini, tutti Dipendenti comunali.
Sicché, dopo aver riscosso i relativi diritti di affissione ed accertato il deposito di una copia presso la Procura, l’addetto Contabile autorizzava i propri Attacchini comunali a procedere per l’affissione dei manifesti proposti da Chi aveva interesse a pubblicizzarne il contenuto, che rimanevano esposti al pubblico, su appositi tabelloni di proprietà comunale, per una durata di giorni variabile, che scaturiva dall’entità della tassa d’affissione pagata.
Con un siffatto Regolamento Comunale d’affissione, non comprendo come io personalmente abbia potuto procedere, senza commettere un reato, a “tappezzare” con manifesti, oltre a quelli per l’intera Città, anche le sotto-finestre dell’incolpevole padre dell’arch. Valente, né comprendo soprattutto, se vera fosse l’affermazione fatta, come abbia fatto, il mio Interlocutore, a rimanere silenzioso ed indifferente di fronte alla mia provocazione, in evidente contraddizione con l’esuberanza del proprio carattere, senza reagire con la rituale vitalità che, solitamente, caratterizza il proprio abituale comportamento.
Alla luce di quanto sopra, è assolutamente tale da non poter essere presa in alcuna considerazione di Verità anche questa ulteriore accusa di insensibilità morale di cui sono stato oggetto d’accusa, da parte dell’arch. Valente, per la questione dei manifesti.
9) L’arch. Valente per mezzo del suo imprudente messaggio internet, del quale tardivamente mi ha fornito copia un Collega-amico di Venafro, oltre a contenere la generosa e commovente nota di mio figlio Francesco, intervenuto a tutela della mia onorabilità, al quale il singolare mio Interlocutore, oltre alle accuse di cui sopra (ovviamente non veritiere) nei miei confronti, si è limitato a giustificarsi, anche mediante una inverosimile storiella di natura “caprina” che desta non poca perplessità, alla quale è collegata una ulteriore affermazione infamante nei miei confronti (anch’essa non veritiera), nel senso che avrei manifestato una mia “esultanza”, dichiarata unica nel Molise, in occasione di una grave disgrazia,
dichiarata eufomisticamente incidente (sic!) di lavoro, sul quale trovarono orribile morte ben tre operai, sepolti nel crollo di un fabbricato in ristrutturazione, dopo il terremoto.
Rifiuto con estrema decisione la mostruosa affermazione, facendo constatare che è vero, invece, unicamente il fatto che, nella successiva fase di accertamento di responsabilità di tale sciagura, accettai doverosamente e con molta commozione, l’incarico di CTP (di qui il rancore, mai sopito dell’arch. Valente) nell’interesse di una delle tre vedove e dei propri figli rimasti orfani, che svolsi gratuitamente insieme all’avv. Izzi, con studio accanto a quello mio, al solo scopo di alleviare, almeno in parte, oltre il dolore fisico, la grande disperazione e la miseria nella quale, i Sopravvissuti, si erano ritrovati, senza colpa, per effetto di una tragedia quanto
mai atroce, che si sarebbe potuta evitare.
Alla luce di quanto sopra, l’ulteriore offensiva insinuazione dell’arch. Valente riguardo
una mia presunta esultanza di fronte ad un fatto tanto doloroso, mi rattrista non poco a causa della evidente falsità dell’accusa, sia pure mitigata dal piacevole ricordo di aver contribuito alla ricerca della Verità, nell’interesse dei superstiti degli infelici scomparsi.

Tutto ciò premesso e chiarito a tutela della mia onorabilità diffamata dal dissennato messaggio internet del 14/7 u.s. trasmesso dall’arch. Valente, ritengo di comunicare che bene farebbe il Medesimo, di continuare a ritenere che, da tempo, io sia passato “a miglior vita” giacché alla mia età, malgrado lo spirito critico che ancora conservo, sta venendo meno, in me, la forza fisica che mi consenta di impegnarmi mediante eventuali ulteriori scontri di tipo epistolare, dai quali ho forte desiderio di sottrarmi, anche per la mancanza di stimolo da parte degli Ingegneri ed Architetti di Venafro i quali, pur clamorosamente danneggiati, permangono incomprensibilmente silenziosi e passivi, di fronte alle numerose esibizioni libero-professionali del Dipendente IACP arch. Valente dal quale, evidentemente, sono stregati, o dall’aspetto ieratico
che assume per effetto della barba di cui si fregia, oppure per effetto del rospo (del quale è nota la capacità di incantare persone ed animali) della cui immagine, alla stregua di un fregio barocco, o disegno di un cono gelato, si compiace di impreziosire il frontespizio dei propri messaggi che trasmette, via internet, ai propri malvisti.
Pur essendo un Dipendente Pubblico agevolato, dall’uno o dall’altro incantesimo, all’arch. Valente non è difficile accedere ai numerosi incontrollati incarichi libero-professionali, di cui si ha notizia, frequentemente, dalle pagine dei quotidiani locali, a meno che tali incarichi, che il Medesimo svolge, in particolare, nella propria Città, più che di tipo fiduciario, come i maligni ritengono, scaturiscano, invece (come è certo) dalla rigorosa applicazione della Legge quadro sui LL.PP. 11/2/1994 n. 109 e successive modifiche ed integrazioni, che la locale Amministrazione Comunale avrà sicuramente tenuto, nella doverosa considerazione, anche perché agevolata dal conforto interpretativo delle norme di affidamento degli incarichi, da parte di alcuni valenti Avvocati del Foro di Isernia che, di Essa fanno parte con cariche di potere
e di massimo prestigio istituzionale.
Nella speranza di suscitare qualche interesse fra tutti Coloro che operano con Internet e, soprattutto, di aver ripristinato la Verità maliziosamente ottenebrata per effetto di accuse infamanti, del tutto senza fondamento, mi congedo ed invio a tutti saluti distinti.
Isernia, 23 Settembre 2010
Ing. Antonio Pettine

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