Ogni tanto rimetto mano al mio disordinato archivio di foto scattate quando delle macchine digitali non si aveva alcuna idea.
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Avevo una Minolta SRT 101 e negli anni ’60 e ’70, addirittura, noi appassionati di foto, compravamo le pellicole a metri per ricaricare in casa i rollini.
Poi, quando abbandonai la Minolta perché si era consumato il cilindro di avvolgimento, passai alla Contax per approdare alla Nicon. Ma ormai il bianco e nero era stato sorpassato dalle diapositive e così i negativi finirono in cantina.
Purtroppo per il mio disordine patologico credo di aver perso migliaia di foto irripetibili, ma ogni tanto ritrovo qualche spezzone che oggi mi affascina per un fatto particolare: quelle immagini sono irripetibili.
Ora mi rendo conto che il tempo si è fermato al momento preciso in cui ho premuto il pulsante della macchina fotografica e i miei negativi sono diventati la misteriosa registrazione della memoria storica di quel preciso attimo.
Perciò ogni volta che scansiono un negativo riscopro immagini che ormai non esistono più. Spesso neppure nella memoria dei contemporanei di quelle immagini.
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Credo che sia così per chiunque abbia conservato negativi mai stampati.
Eccone alcuni.
Il territorio è quello di Castel S. Vincenzo intorno al 1972.
Le foto sono bellissime. Anche il ricordo delle “pizze” di 30 m. di ILFORD FP4 per ricaricare i rollini al buio e poi lo sviluppo e la stampa in casa… quant’è lontano il ricordo…
Grazie Franco!
Peppino Campolieti