Gli stemmi dei d’Evoli a Castropignano.
A Castropignano sopravvivono in buone condizioni vari stemmi dei d’Evoli che appartengono a diverse epoche. Il più antico, probabilmente del XIV secolo, si trova scolpito sull’architrave di un portale molto semplice all’interno del castello.
La fattura è molto rozza e appare sotto forma di scudo troncato con una sorta di profilo stilizzato di testa di volatile nel campo superiore e un campo inchiavato in fascia in quello inferiore.
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Si può azzardare nel ritenere che si tratti dell’insegna di Giovanni d’Evoli, barone di Frosolone, che tenne il feudo di Castropignano dal 1345 avendo sposato Clarice di Castropignano che le aveva portato in dote la metà del feudo e avendo comprato da Tommasella, sorella di Clarice, l’altra metà. Giovanni, dunque, fu il primo dei d’Evoli che fu titolare del feudo.
Giovanni dovrebbe essere fratello o cugino del più celebre Guglielmo d’Evoli che, conte di Trivento, ci è noto non solo per essere stato al servizio di Roberto d’Angiò in Toscana contro Castruccio Castracane, ma anche per essere stato privato del feudo di Trivento perché sospettato di partecipazione nel 1345 all’omicidio in Aversa di Andrea d’Ungheria marito di Giovanna I regina di Napoli.
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Alla morte di Giovanni nel 1396 successe il nipote Antonio, in luogo del figlio Andrea al quale non fu riconosciuta dalla corte le titolarità del feudo. Quando le sorti del regno passarono ad Alfonso I, Antonio conservò il feudo per essersi schierato con la parte aragonese e come titolare partecipò anche al Parlamento generale che si tenne a Napoli nel 1442.
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Un secondo stemma sta tra le pietre smontate all’interno del castello.
E’ formato da uno scudo a testa di cavallo, troncato con un’oca imbeccata ferma e volta a destra nel campo superiore avente un anello nel becco e il campo inferiore inchiavato di nero e d’argento. Dovrebbe appartenere a lui o a suo figlio Andrea che ereditò Castropignano nel 1457. Costui sposò Emilia Pandone, sorella di Francesco Pandone, anch’egli fedele di Alfonso d’Aragona.
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Morto nel 1475, gli successe il figlio Carlo che aveva sposato Maria Carafa.
Alla morte di Carlo nel 1483, subentrò il figlio Andrea che mantenne Castropignano fino al 1507 quando passò a miglior vita. Nulla si conosce fino al 1560 delle vicende del feudo di Castropignano. In quell’anno titolare era Vincenzo d’Evoli che fece costruire a proprie spese la chiesa di S. Maria delle Grazie.
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Di Vincenzo d’Eboli sono sicuramente i due stemmi gemelli che facevano parte della balaustra della chiesa delle Grazie e che ora sono elementi erratici depositati in quello che rimane dell’antico chiostro del convento.
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Lo scudo accartocciato poggiante su una fettuccia è troncato con un’oca imbeccata ferma e volta a destra nel campo superiore avente un anello nel becco e due anelli uniti a lato. Il campo inferiore è, secondo il solito, inchiavato di nero e d’argento con tre rosette di 5 petali abbottonate sulla destra in punta. Masciotta (G.B. Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, vol. II, Napoli 1915) ha sintetizzato le vicende ereditarie della famiglia.
Dalla moglie Isabella Crispano ebbe quattro figli: Andrea, Cesare, Antonio e Aurelia. Avendo destinato l’eredità del feudo al primo figlio Andrea, Cesare, nato nel 1532 ed essendo secondo, fu avviato alla carriera militare ed ebbe anche una buona cultura pubblicando alcune opere di una certa importanza.
Nel 1573 pubblicò a Venezia “De Divinis attributis” con l’editore Franceseo Ziletti.
Del 1580 è il “De causis anthipatiae et simpatiae rerum naturalium”.
Nel 1586 a Roma, per gli editori Tito e Paolo Diano, pubblicò “Le Ordinanze, Battaglie ed Alloggiamenti di Campagna“.
Infine nel 1589 scrisse una Apologia in difesa di suor Orsola Napoletana e l’opuscolo “De modo et potestate quo doemones habent intelligendi ac commovendi conceptus animae, passionis appetitus”.
Morì nel 1598 a Betanzos in Spagna, nella Galizia, dove tenne il grado di Capitano Generale Governatore con la consistente retribuzione di 500 ducati al mese.
Antonio, invece, fu barone di Ripalta.
Andrea d’ Evoli. figlio maggiore di Vincenzo, dopo essere stato graziato da una condanna per fellonia nel 1582, ereditò il feudo di Castropignano ma non ebbe figli.
Il feudo di Castropignano comunque restò ai d’Evoli perché fu eraditato dalla sorella Aurelia che, peraltro, sposò il nipote Giovanni, figlio di Antonio barone di Ripalta.
Aurelia morì senza figli a Civitanova del Sannio il 17 novembre 1603.
Conseguentemente Castropignano andò in eredità al fratello di Giovanni, Carlo d’Evoli.
Carlo sposò Eleonora Carafa dei principi di Sepino.
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A questo matrimonio deve sicuramente ricondursi l’ultimo degli stemmi dei d’Evoli di Castropignano che appare sull’architrave di uno dei due portali della chiesa di S. Maria delle Grazie.
In araldica, infatti, è consuetudine unire nello stesso tempo le insegne di due famiglie di eguale importanza dividendo verticalmente lo scudo in due parti uguali e ponendo nel campo di destra le insegne della famiglia dello sposo e in quello di sinistra quelle della famiglia della sposa.
Orbene i caratteri stilistici dello scudo sul portale sono della fine del XVI secolo o dell’inizio del seguente e contiene le due insegne dei d’Evoli e dei Carafa.
E’ uno scudo semitroncato e partito perché nella prima parte è l’insegna troncata dei d’Evoli con una piccola variante rispetto a quello che abbiamo descritto e che abbiamo attribuito alla volontà di Vincenzo d’Evoli.
La parte di destra è troncata con un’oca imbeccata ferma e volta a sinistra nel campo superiore avente un anello nel becco con l’aggiunta di due fedi nuziali unite a lato.
Il campo inferiore è, secondo il solito, inchiavato di nero e d’argento con tre rosette di 5 petali abbottonate sulla destra in punta.
Particolarmente difficile è l’interpretazione dell’oca nel campo superiore. In genere tale campo è dedicato a un’ascendenza importante, sia maschile che femminile. In questo caso probabilmente ha un significato monitorio perché la figura dell’oca insieme agli anelli nuziali sembra potersi riferire alla considerazione che le oche hanno avuto nella storia romana per aver salvato, con il loro starnazzare, il Campidoglio assediato dai Galli.
Infatti, nell’araldica l’oca è il simbolo della custodia fedele in animo nobile e guerriero. A maggior ragione è anche simbolo della fedeltà coniugale quando viene associata ai due anelli nuziali accoppiati, come nel nostro caso.
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Sul portale del castello, infine, vi è un altro stemma sovrapposto a una epigrafe più antica del 1683.
DOMINICVS DE EBVLO
CASTROPIGNANI DVX
ET XIII MAIORVM SERIE DOMINVS
ANNO MDCLXXXIII
Si tratta di Domenico d’Evoli che aveva ereditato il feudo di Castropignano dal fratello Carlo (marito di Eleonora Carafa) morto senza eredi.
Costui morì a tarda età nel 1741 e, sposato con Concezia Caracciolo, fu il padre di quel Francesco che sicuramente fu il più celebre dei personaggi della famiglia d’Evoli di Castropignano.
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Lo stemma è di Francesco, capitano dell’esercito borbonico, che fu uno dei personaggi più importanti e controversi della corte di Carlo di Borbone.
Era nato nel 1688 e iniziò la sua carriera militare in Spagna al servizio di Filippo V continuandola con il nuovo re di Napoli, futuro Carlo III di Spagna.
Gran parte della sua vita fu fortemente condizionata da problemi economici che cercò di risolvere anche sposando nel 1735 Zenobia Revertera, una delle donne più introdotte e più potenti a corte, soprattutto per i suoi rapporti diretti con la regina Maria Amalia.
Morì il 20 gennaio 1758.
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