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Sulla porta del passo carraio che permetteva, superato un ponte levatoio, di entrare nel castello di Castropignano, sopravvivono una lastra lapidea con una epigrafe in ottime condizioni e uno stemma di grandi dimensioni di difficile lettura tanto è il degrado.
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La scritta è chiara:
DOMINICVS DE EBVLO
CASTROPIGNANI DVX
ET XIII MAIORVM SERIE DOMINVS
ANNO MDCLXXXIII
Si tratta di Domenico d’Evoli che aveva ereditato il feudo di Castropignano dal fratello Carlo (marito di Eleonora Carafa) morto senza eredi.
Costui morì a tarda età nel 1741 e, sposato con Concezia Caracciolo, fu il padre di quel Francesco che sicuramente fu il più celebre dei personaggi della famiglia d’Evoli di Castropignano.
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Francesco, capitano dell’esercito borbonico, fu uno dei personaggi più importanti e controversi della corte di Carlo di Borbone. Era nato nel 1688 e iniziò la sua carriera militare in Spagna al servizio di Filippo V per continuarla con il nuovo re di Napoli Carlo.
Gran parte della sua vita fu fortemente condizionata da problemi economici che cercò di risolvere anche sposando nel 1735 Zenobia Revertera, una delle donne più introdotte e più potenti a corte soprattutto per i suoi rapporti diretti con la regina Maria Amalia.
Proprio seguendo le tracce di Zenobia possiamo ricostruire con certezza assoluta cosa sia stato rappresentato nel grande stemma del portale oggi quasi completamente abraso per una sorta di damnatio memoriae dovuta alla inesorabilità delle intemperie più che alla volontà degli uomini.
Che questo grande stemma sia di epoca definibile genericamente barocca non vi sono dubbi. Quel che rimane della testa di un angelo dalle ali aperte fa immaginare che il blasone, che in qualche modo si rifà agli scudi cosiddetti a testa di cavallo, fosse tenuto da mani ormai scomparse.
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E’ uno stemma partito verticalmente sicché dobbiamo ritenere che voglia celebrare una unione matrimoniale.
La parte di destra (a sinistra guardando) è completamente scomparsa e conteneva le insegne del maschio. Sull’altra si riconoscono le tracce di tre piastre circolari a rilievo separate da due fasce che appartenevano al blasone della sposa.
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Sono i segni della famiglia Revertera che era d’argento con tre bisanti posti in palo tra due fasce rosse.
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Il bisante è una moneta bizantina che in araldica viene utilizzata come augurio di ricchezza.
L’unione dei due blasoni (quello cuneato dei d’Evoli è scomparso) è il segno inequivocabile del matrimonio avvenuto nel 1735 tra Zenobia Revertera e Francesco, duca di Castropignano.
Francesco era nato a Castropignano nel 1688, poco prima che il regno di Napoli passasse dal Vice-regno spagnolo al dominio Austriaco.
Con l’arrivo degli Asburgo il duca di Castropignano, ancor giovane, per decisione paterna, si era trasferito in Spagna per entrare nell’esercito di Filippo V. Alla morte del padre Domenico, che era rimasto fedele agli Austriaci, ereditò il feudo di Castropignano insieme ai fratelli Andrea e Nicolò.
A seguito di una complessa trattativa familiare i due fratelli cedettero le loro quote a Francesco che ancora si trovava in Spagna e concretizzarono l’accordo con un atto notarile sottoscritto il 26 febbraio 1726 a Baranello, poco lontano da Castropignano, dove, evidentemente, Francesco era tornato per garantirsi ufficialmente, tra le altre cose, il titolo di duca.
Il passaggio della proprietà non fu immediatamente omologato perché la famiglia d’Evoli era debitrice verso il fisco per alcune irregolarità che dovevano essere sanate dal 1607. Solo nel 1732 la questione fu definitivamente appianata.
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Si era alla vigilia del rientro dei Borboni nel regno di Napoli e Francesco militava ancora con l’esercito di Filippo V quando, seguendo José Carrillo di Montemar che comandava l’esercito di Carlo di Borbone, ritornò nel regno di Napoli a capo di quella parte delle truppe di borboniche che occuparono le terre di Mignano mentre il 30 marzo 1734 il futuro re entrava vittorioso a Montecassino.
Gli scontri continuarono favorevolmente fino al 24 maggio e si estesero in Puglia, a Bitonto, e in Abruzzo, a Pescara.
Grazie alla vittoria di Pescara le quotazioni di Francesco d’Evoli salirono a tal punto che il re Carlo il 14 luglio 1734 lo nominò gentiluomo di camera introducendolo di fatto a corte.
Francesco aveva ormai 44 anni e decise di sposare Zenobia Revertera dei duchi di Salandra.
Donna di grande personalità e, soprattutto, ricca di una dote di 50.000 ducati.
Il matrimonio fu celebrato il 28 maggio 1735 e in quell’occasione lo stemma di Zenobia Revertera andò ad occupare la metà del blasone di Francesco d’Evoli per essere posto sull’arco dell’ingresso del castello di Castropignano, immediatamente sopra la grande lapide che ricordava il padre di lui, Domenico d’Evoli, primo duca di Castropignano.
Il mancato versamento di una parte consistente della dote costrinse i coniugi Francesco e Zenobia ad avviare un contenzioso prima contro il suocero e poi contro il cognato Vincenzo Revertera di Salamandra, ma nel frattempo Zenobia intensificava i rapporti con la regina Maria Amalia di Sassonia della quale divenne influente amica.
In quel periodo si doveva decidere l’affidamento del comando generale dell’esercito che, a parte il prestigio personale che ne sarebbe conseguito, avrebbe permesso a Francesco di ripianare i suoi debiti e migliorare la sua situazione economica pesantemente critica per una serie di imprese personali fallimentari.
Contro di lui si pose anche il comandante generale Carrillo di Montemar che però dovette accettare di averlo in subordine nel suo esercito in una serie di azioni militari nel nord dell’Italia.
Francesco d’Evoli, sempre per gravi necessità economiche, tentò tra il 1739 e il 1742 con l’aiuto della moglie Zenobia, senza riuscirvi, di essere nominato vicerè in Sicilia.
Intanto la situazione internazionale minacciava di precipitare a danno degli Spagnoli e a favore degli Austriaci. Carlo di Borbone a questo punto non esitò a servirsi dell’aiuto di Francesco nonostante fosse stato accusato dal ministro Tanucci anche di aver lucrato profitti illeciti nelle forniture militari oltre che di incapacità organizzativa.
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Carlo di Borbone
Il 25 marzo 1744 Carlo decideva di muovere l’esercito dal regno in soccorso degli Spagnoli che erano pressati dagli Austriaci.
All’inizio del mese di aprile Carlo con l’esercito passava per Venafro per raggiungere la frontiera settentrionale dell’Abruzzo e poi tornare verso la Campania.
Una spedizione drammatica, soprattutto per le condizioni climatiche particolarmente contrarie, che fu descritta in ogni particolare dall’abate Galliani che era al seguito dell’esercito.
Gli avvenimenti che seguirono rappresentarono per Francesco d’Evoli il suo riscatto. Una serie di operazioni militari da lui guidate l’11 agosto presso Velletri sembravano portare al disastro. La città fu assalita dagli Spagnoli che nottetempo speravano di catturare re Carlo. Però, dopo l’iniziale successo, si divisero per saccheggiare la città. Francesco d’Evoli ne approfittò per portare in salvo il re. Subito dopo, invece di ritirarsi, decise di attaccare vittoriosamente la città con quattro battaglioni che inseguirono gli Austriaci fino a ricacciarli oltre il Tevere.
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La battaglia di Velletri
Nel novembre del 1744 Francesco d’Evoli scortava trionfalmente re Carlo prima a Roma e poi, di ritorno, a Napoli.
Ormai tra la regina Amalia e Zenobia Revertera si era costituito un vero sodalizio che portò enormi benefici alla carriera di Francesco che ricevette onori e denaro.
Tuttavia i cattivi rapporti con Tanucci pesarono negativamente sulla vita del duca di Castropignano negli anni successivi.
Francesco fu accusato finanche di aver ricevuto somme di denaro per liberare prigionieri di guerra e perciò sottoposto a una serie di pesanti inquisizioni che misero in cattiva luce la sua persona presso il re.
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La tomba di Zenobia Revertera a S. Giovanni a Carbonara di Napoli
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Inviato a Gaeta a controllare lo stato delle difese vi morì il 20 gennaio 1758 lasciando come erede del feudo di Castropignano il figlio Mariano.
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La tomba di Francesco d’Evoli a S. Giovanni a Carbonara di Napoli
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Il suo corpo fu trasferito nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara nella cappella che apparteneva alla famiglia Revertera dove ancora si conserva la tomba con l’epitaffio che la moglie gli fece dedicare.
In questa cappella successivamente fu seppellita anche Zenobia e la sopravvivenza degli stemmi ai lati dei due monumenti funebri con i blasoni partiti dei d’Evoli e dei Revertera consentono oggi di ricostruire anche quello che sul portale del castello di Castropignano segna l’inizio della loro unione matrimoniale.