Nel Museo Archeologico di S. Chiara a Venafro si conservano i reperti venuti fuori dagli scavi di S. Vincenzo al Volturno.
Tra essi alcuni frammenti, magistralmente ricostruiti e ricomposti, di una cosiddetta “Incredulità di Tommaso”.
E’ un affresco del periodo dell’abate Josue, cognato di Ludovico il Pio.
Siamo agli inizi del IX secolo.
Nonostante sia rovinato, è tra le rappresentazioni più straordinarie del Bacino Mediterraneo che dimostra, ove ce ne fosse bisogno, che S. Vincenzo al Volturno era al centro di un interesse culturale che non aveva pari nell’Europa di quel periodo.
Nel Molise nelle piccole cose c’è la grande storia e noi non siamo in grado di capirne l’importanza.
La vicenda è raccontata nel Vangelo di Giovanni (Gv.20,24-28)
“Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli:”Abbiamo visto il Signore!” Ma egli disse loro:”Se non vedo nelle sue mani il segno del costato, e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso.
Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”Poi disse a Tommaso:”Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente!”Rispose Tommaso:”Mio Signore e mio Dio!”.
Eccezionale il racconto pittorico nell’affresco volturnese.
In primo piano si vede la porta serrata oltre la quale sono gli apostoli.
Bellissimo il chiavistello e il bugnato del portone.
Cristo appare nella sua maestosità con l’aureola crucisegnata, con le braccia aperte, come se stesse ancora sulla croce, e mostra le ferite a Tommaso che, ancora incredulo, sta infilando la mano nello squarcio del costato.
Una rappresentazione che da sola varrebbe un viaggio da qualsiasi parte del mondo.
Il tema della incredulità di Tommaso è stato trattato nell’arte da tempi antichi, ma la rappresentazione vulturnense è tra le pitture più antiche, se non la più antica tra quelle in affresco.
Molto probabilmente la rappresentazione più antica si trova sul sarcofago di S. Celso che ora è nella chiesa di S.Maria di S. Celso a Milano e che secondo i più sarebbe del IV secolo, anche se rimane qualche dubbio.
Si tratta di un bassorilievo inserito nell’ambito di un complesso racconto con episodi della vita di Cristo.
Poi, per quanto io ne sappia, oltre l’affresco di S. Vincenzo al Volturno, non vi sono altri documenti artistici per tutto il primo Millennio della Cristianità.
Una tavoletta di avorio si trova a Treviri e non è anteriore all’XI secolo.
E’ datata 1250 la teoria di Apostoli che osservano Tommaso che mette la mano nel costato di Cristo in un bassorilievo del duomo di Pistoia.
Dal XIII secolo in poi si conosce una discreta quantità di affreschi. Di questo periodo è il frammento che sta nella chiesa di S. Giovanni a Porta Latina di Roma.
Famoso è quello di Duccio di Buoninsegna (retro della Maestà), che oggi si trova al Museo dell’Opera del Duomo di Siena, realizzato nel 1308-1311.
La rappresentazione più celebre è certamente quella dipinta da Caravaggio nel 1601. È conservata nella Bildergalerie di Potsdam.