Il prospetto laterale della chiesa dell’Annunziata di Agnone non sarebbe meritevole di alcuna attenzione se non vi apparissero quattro piccole formelle quadrate di pietra, tutte da interpretare.
A dire il vero le prime due sono piuttosto semplici. La prima reca l’immagine dell’Agnello Crucifero sul quale, credo, ci sia rimasto poco da dire essendo universalmente noto che si tratta del simbolo apocalittico dell’Agnello mistico che nella sostanza rappresenta il Cristo sacrificale.
Altrettanto semplice è capire cosa significhi in Agnone una A isolata essendo anche l’elemento caratteristico dello stemma comunale.
Più complicate sono invece la terza e la quarta pietra.
Sulla terza è scolpito uno scudo che in araldica viene definito appuntato e che reca al suo interno l’immagine di un leone rampante.
La circostanza che la coda sia rigirata all’interno potrebbe indurre in errore perché è l’emblema della famiglia Caracciolo che fu feudataria in Agnone in un tempo che, però, non è compatibile con la data dell’epigrafe che si sviluppa in verticale sui due lati.
Sulla sinistra della formella, infatti, si legge ANNO DOMINI MCCCXXXXVI (Anno del Signore 1346), mentre sulla destra si fa cenno a una misteriosa PORTA CLERICORUM (Porta dei chierici).
Osservando il listello piatto della sua cornice sembra di poter dire che sia analoga a quella dell’Agnello e possiamo azzardare che ambedue siano dello stesso anno 1346.
Ma a quale famiglia e, più precisamente, a quale feudatario si riferisce quel leone rampante?
Dovrebbe trattarsi dell’emblema di Guglielmo de Sabran che aveva ottenuto da Roberto d’Angiò il feudo di Agnone dopo che il suo territorio era appartenuto a Filippo d’Isernia morto senza eredi.
Non sappiamo in quale anno sia avvenuto l’avvicendamento, ma siamo sufficientemente sicuri che il nostro Guglielmo lo abbia tenuto almeno fino al 1347 quando, secondo il Masciotta che non rivela quale sia la fonte della notizia, Agnone passò al figlio primogenito Ludovico, che fu anche conte di Apice. Ludovico, primo di quattro fratelli, era nato dall’unione di Guglielmo con Giacoma Sanseverino.
I Sabran hanno per emblema un leone rampante di nero, linguato di rosso, in campo di argento. Probabilmente per lo scudo di Agnone si tratta della forma più antica dell’emblema di famiglia perché nel tempo il leone si arricchì della corona.
Più complicata ancora è la lettura della quarta formella perché nel tempo sullo scudo in cui appare solo una banda si sono fatte due operazioni: E’ stato risistemato in posizione capovolta e sono stati cancellati i particolari araldici che erano scolpiti sulla sua banda.
E’ evidente che si tratti di una consapevole damnatio memoriae che molto spesso viene compiuta dai titolari di feudi che si sostituiscono a feudatari fedeli della fazione soppiantata e della quale si ritiene di dover cancellare anche la memoria araldica.
I de Sabran erano di fede angioina e lo scudo abraso grossolanamente (e che originariamente doveva essere collocato presumibilmente sulla facciata di qualche edificio) doveva appartenere a una famiglia gratificata o comunque protetta nella dominazione precedente.
L’unica famiglia che nel periodo federiciano abbia avuto risalto particolare in Agnone è quella dei Borrello e lo scudo araldico che oggi vediamo così malamente ridotto bene si adatta a questa ipotesi.
Infatti l’emblema dei Borrello è di rosso alla banda di argento caricata di tre corni di rosso.
I Borrello, come sappiamo, hanno dominato Agnone sicuramente in epoca normanna. La loro presenza come titolari del feudo di Agnone è testimoniata anche dal Catalogo dei Baroni dove si legge: Guillelmus de Anglono tenet de predicto Comite Hugone Castellum Judicis, et Montem fortem et Anglonem quod est feudum viij militum et cum augmento obtulit milites xvj et servientes xvj. Isti tenent de predicto Guillelmo de Anglono.
Costui era figlio di Burrellus Senior (Borrello IV) ed era nipote di Gualterius di Agnone nonché fratello di Horrisius (Oderisius) Burrellus.
Errico Cuozzo ci ricorda che Guglielmo Borrello il 24 novembre 1144 era stato presente in Agnone alla concessione di metà della chiesa di S. Marco fatta, a seguito di una sentenza del giustiziere Ugo II, conte di Molise, da Maynerius de Palena e Matteo di Pettorano, in favore di Maccabeo preposto del monastero di S. Pietro de Avellana.
Evelina Jamison, invece, cita Guillelmus filius Burrelli, a proposito della donazione della chiesa ad ipsos pro anima Burrelli filii Gualterii et pro animabus ipsorum et de ipso foris facto.
Il Borrello del nostro stemma apparterrebbe, invece, all’ultimo dei rappresentati di questa famiglia in Agnone. Quel Guglielmo Borrello che visse al tempo di Federico II e che, insieme al padre Riccardo, è citato nei Registri svevi del 1239-40.
Pare ovvio che il ricordo di personaggi che tanta parte avevano avuto nella storia di Agnone era sicuramente ingombrante per chi venne dopo di loro e la cancellazione dei corni dalla banda araldica, simbolo particolare dei Borrello, sembrò un buon modo per cancellarne anche la memoria.
Operazione che, a quanto pare, non è pienamente riuscita.
Grazie, Franco, riflessioni sempre interessanti!. Unica notizia da aggiungere è che le formelle sono state collocate sul fianco della chiesa (rette da un bruttissimo intonaco cementizio) solo dopo il 1950, traslate da ciò che rimaneva del Palazzo del Vescovo: quest’ultimo si trovava proprio di fronte alla fiancata dell’Annunziata e fu demolito nel dopoguerra per far posto all’attuale Palazzo del Comune (e delle Poste).
Caro Nicola,
infatti ho parlato di facciata laterale dell’Annunziata solo per far capire dove si trovano, con ignobili macchie di cemento.
D’altra parte al tempo di Federico (e dei Borrello) non poteva esistere alcuna chiesa dell’Annunziata in Agnone. Almeno credo…
Sarebbe interessante vedere se esiste qualche testimonianza fotografica per capire in che contesto erano collocate.
Intanto grazie per la segnalazione.
Difatti, caro Franco, le tue osservazioni erano tutte esatte. MI convince anche l’ipotesi stemma Borrello scalpellato. Difatti si ha notizia di un Palazzo dei Borrello (poi Martisciano, poi Gigliani) preesistente al Palazzo Vescovile ricavato da una parte di esso. Di gran mole, la residenza di uno dei ramo i dei Borrello costituiva un intero isolato, dall’attuale Palazzo Bonanni alle Poste (fonte ne è sia il Ciani sia, sopt rattutto, Cesare Orlandi con il suo “Delle Città d’Italia….). Sì, esiste una foto di salita Verdi prima della demolizione dei resti del Palazzo vescovile. E’ stata pubblicata dal gruppo: La memoria fotografica della Città di Agnone, su FB. Altra notizia che può essere messa in connessione alla formella “Porta Clericorum” è che proprio ove oggi finisce Via Verdi all’altezza delle Poste e della Chiesa, si trovava la Porta principale delle mura angioine della città. Chissà che non ci fosse un ingresso riservato al solo clero? Ma questa è solo una illazione di un inesperto di storia medioevale quale io sono. Prova tu che sei molto più ferrato in materia a seguire la traccia! E grazie anche di queste pillole!
Ultima cosa: la “A” è proprio inerente lo stemma di Agnone, così come era prima del 1404 anno dal quale la A la si trova sempre coronata. A tale proposito murata sopra l’ingresso delle Poste è inserita una “A” coronata in pietra bianca certamente successiva alle quattro formelle. Appena posso te ne fornisco una foto.