Credo che molti di noi si siano chiesti chi sono le “janare”.
Se cercate su google esce una quantità di luoghi comuni su presunte analogie tra le janare e le streghe di Benevento.
Niente di più generico, superficiale e, soprattutto, deviante.
La streghe sono una cosa e le janare sono un’altra.
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Per quante ricerche io abbia fatto non sono riuscito a trovare un solo documento anteriore al XIX secolo che parli di janare.
Questo mi fa ritenere che esse siano un’invenzione abbastanza recente fatta quando qualcuno ha associato le janare alle streghe e, conseguentemente, alcuni presunti comportamenti di presunte streghe sono stati attribuiti alla janare.
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Sono convinto che le cose stiano diversamente.
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Il più importante dizionario storico della lingua italiana è quello di Salvatore Battaglia che non riporta il termine janara.
Il che mi fa sospettare che il suo significato e la sua origine sia tutt’altra rispetto a quella banalmente riportata dai social network.
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Ho consultato, per i motivi più diversi, centinaia di testi medioevali e una sola volta ho trovato il termine di janara.
Si tratta di un codice di Montecassino del 1064, che riguarda i confini del Monastero di S. Marco di Carpinone, riportato da E. GATTULA, (Historia, Venezia 1733, p.228) , ma estratto dal Registro di Pietro DIACONO:
“et de Carpenona, et cum ascenderit per ipsum rivulum, et vadit per pede de Guastu, et per directe salierit IN BALLE JANARA in cacumine ipsum mons, de quarta namque pars per ipsus monasterii habet fine territoria de Fresolone…”
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Nel 1064, dunque, tra Carpinone e Frosolone esisteva una “valle delle Janare”.
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Ho il sospetto che si tratti semplicemente di un toponimo che ricordi l’esistenza in quel luogo di un culto per Diana perché le Janare non erano altro che le sacerdotesse di Diana. Cioè le “Dianare”, protettrici dei bambini che avevano il “mal della luna”, detto pure il “mal sacro”, ovvero l’epilessia.
La Dianare, essendo sacerdotesse di Diana, avevano come simbolo la mezza luna crescente.
Nel medioevo cristiano il culto per Diana, protettrice del mal della luna, fu sostituito da quello per S. Donato che, non a caso, è il protettore dei bambini malati di epilessia ed è rappresentato con gli abiti vescovili mentre tiene in mano un evangelo con una mezza-luna crescente sovrapposta.
Nella tradizione popolare sarda, esistono fin dalla notte dei tempi le janas, piccole fate che popolano i boschi, custodi di tesori e antichi saperi