A Vasto, nelle vicinanze del cosiddetto Castello Caldoresco, vi è una torre che una volta faceva parte dell’antica cinta muraria della città e che fu fatta realizzare da Antonio Caldora quando ne fu feudatario e padrone con alterne fortune dal 1422. La torre dovrebbe essere coeva del castello la cui costruzione fu iniziata intorno al 1430.
Torre dei Bassano a Vasto
Oggi è chiamata Torre Bassano perché i Bassano di Tufillo ne sono stati proprietari.
Sul lato orientale appaiono due stemmi sovrapposti che, a parere mio, sono di due epoche diverse.
Quello superiore, secondo lo storico vastese Luigi Marchesani (Storia di Vasto città d’Apruzzo, 1832), conterrebbe “armi regie”.
Sembra che si tratti della croce dei Marzano inquartata con le insegne aragonesi, ma è tutto da dimostrare.
Quello inferiore, per lo stesso Marchesani, sarebbe invece l’emblema della città di Vasto.
Stemma della Città di Vasto Stemma dei Caldora
In effetti l’attuale stemma di Vasto è costituito da uno scudo inquartato, il primo ed il quarto di argento, il secondo ed il terzo di rosso. Secondo Marchesani lo stemma dell’Università di Vasto sarebbe di origine longobarda e sarebbe stato riutilizzato da Maria Durazzo quando fu titolare del feudo alla metà del XIV secolo. In origine sarebbe stato inquartato il primo e il quarto di oro, il secondo e il terzo di argento almeno fino al 1704, come si desume da una “carta” che egli avrebbe visto fuori di Vasto. In un’altra “carta” del 1753 lo scudo avrebbe assunto i colori d’argento e di rosso come adesso.
Poi al Marchesani viene il dubbio che possa trattarsi dello stemma dei Caldora, ma lo esclude con decisione sostenendo che, se fosse stato veramente l’emblema caldoresco, i familiari dei d’Avalos, venuti dopo nel governo di Vasto, lo avrebbero distrutto per sovrapporvi le loro insegne.La teoria di Marchesani, oltre che improbabile, mi sembra del tutto campata in aria.
Specialmente per quanto riguarda la possibilità che uno stemma sia inquartato di oro e di argento, che in araldica sarebbe un’anomalia.
Tanto per fare un esempio di sopravvivenza araldica a noi vicina, lo stemma di Cola di Monforte a Campobasso, nonostante le sue sfortunate vicende, ancora campeggia sulle porte sopravvissute della città.
Lo stemma dei Caldora sulla torre dei Bassano a Vasto
In effetti lo stemma che sopravvive sulla Torre Bassano di Vasto è l’autentico blasone di Antonio Caldora ed è uno dei pochi sopravvissuti insieme a quello che si ritrova sulla tomba dei Caldora nella Chiesa di S. Spirito di Sulmona o a quelli che abbiamo scoperto da non molto a Trivento.
I Caldora avevano come blasone uno scudo inquartato, il primo e il quarto di oro, il secondo e il terzo di azzurro.
Stemma dei Caldora nella tomba a S. Spirito di Sulmona Stemma dei Caldora a Trivento
Caro Franco concordo con la tua tesi. Effettivamente non ha molto senso negare l’attribuzione dello stemma al Caldora solo sulla base del fatto che il blasone avrebbe potuto essere eliminato da parte degli antagonisti d’Avalos. Anzi considerando che, a quanto pare, la torre fu fatta erigere proprio dal Caldora durante i lavori di fortificazione delle mura, sarebbe piu’ logico ritenere che lo stemma inquartato è proprio il suo. L’esposizione di uno stemma civico sulle mura di una città infeudata ed in periodo medievale mi sembra sinceramente incredibile. Una piccola curiosità sullo stemma civico (a volte descritto inquartato d’argento e d’oro, altre di rosso e d’argento, altre ancora d’argento e di rosso): qualche anno fa cercai di risalire all’atto di concessione inviando una richiesta all’Archivio Centrale dello Stato, e scoprii che non ci fu mai alcuna concessione di stemma poiché l’istanza presentata dall’allora podestà di Istonio (questo il nome di Vasto nel Ventennio) risultò incompleta ed alla richiesta d’integrazione non seguì alcuna risposta.
Carissimo Alfonso, ti ringrazio dell’ulteriore contributo a chiarire l’origine di questo stemma che, nonostante l’importanza dei Caldora, è piuttosto raro….
Salve sig. Valente, sono Marcello Semeraro, studioso di araldica e sigillografia, collaboratore di varie riviste (fra cui “Nobiltà”). Sono capitato per caso sul suo sito. Ha ragione il Marchesani a dire che si tratta di “armi regie” (mi riferisco allo stemma superiore ovviamente). L’inquartato di Gerusalemme e d’Aragona (o con i quarti invertiti), come risulta da varie testimonianze, è l’arma di un duca aragonese di Calabria, titolo che si dava all’erede al trono dei sovrani aragonesi di Napoli. La disposizione delle due insegne di Vasto suggerisce un ordine funzionale alla rappresentazione di una gerarchia di poteri: sopra l’arma del duca di Calabria, erede al trono; sotto quella della locale Universitas o del feudatario (Antonio Caldora). Purtroppo la lontananza da Vasto mi impedisce di dire altro, ma le consiglio di indirizzare le sue ricerche in questa direzione.
Gentile sig. Semeraro, La ringrazio per il contributo di cui farò tesoro!
Bellissimi esemplari comunque. Se ha bisogno di esempi dello stemma del duca di Calabria, non esiti a chiedere…