Se vi capita di andare a Petrella Tifernina non potete fare a meno di visitare la chiesa di S. Giorgio, soprattutto per osservare le sue anomale trasgressioni architettoniche.
Qualcosa ho cominciato a dire qualche tempo fa, ma S. Giorgio meriterebbe un’analisi più approfondita, tante sono le questioni che sono in attesa di soluzione:
http://www.francovalente.it/2009/04/23/i-misteri-di-s-giorgio-martire-a-petrella-tifernina/ .
Tra le cose particolarmente meritevoli di osservazione vi sono i capitelli del suo colonnato interno ed in particolare il penultimo della navata di destra che mostra due strani personaggi aggrappati ad una corda.
Si tratta dei cosiddetti acrobati che, come gli altri di questa chiesa, fanno parte di quella serie di rappresentazioni fantastiche dai significati simbolici che, spesso, oggi sono difficili da capire.
Le colonne di Petrella sono particolari. Anzi, dovrebbero essere chiamate piuttosto pilastri, perché si tratta di semicolonne aggregate ad un nucleo dalla pianta quadrata anche se alla fine viene fuori una massiccia colonna a quattro lobi sui quali, in genere, si innestano altrettante arcate.
Avremo modo di parlare a lungo dell’anomalia nell’impianto architettonico della chiesa, anche per cercare di dare una definitiva soluzione ad un problema che già ha affascinato chiunque abbia tentato di capirne la motivazione.
Ma torniamo al capitello che ci interessa e che costituisce la parte apicale della semicolonna che regge uno degli archi della navata laterale. Per questo motivo, avendo solo due spigoli, potremmo definirlo un semicapitello.
Vi si vedono due strani personaggi che, in posizione rannicchiata, si mantengono appesi alle quattro piccole volute che, a due a due, sono sottoposte agli spigoli dell’abaco. Volute piuttosto particolari perché il listello curvilineo non prosegue innestandosi secondo il solito in una figurazione a foglie di acanto, ma rigira su se stesso a formare un occhiello al quale è legata una corda che si unisce all’altro occhiello dell’altra voluta.
I due atleti sono completamente nudi, ma hanno un cinturone da lottatore con una placca circolare al centro e hanno i polsi e le caviglie protetti da bracciali.
Particolare la postura perché sono ritratti di spalle con la testa completamente girata di 180 gradi.
La bocca ed il naso sono incorniciati da vistose piegature della pelle che sembrerebbero essere l’espressione di uno sforzo che fa loro assumere un aspetto quasi scimmiesco.
In testa hanno uno zuccotto privo di qualsiasi ornamento. I due acrobati si toccano con i piedi e nello spazio libero tra le due figure è posizionato un cranio di toro che è appeso alla corda che unisce le due volute del capitello.
Forse proprio il bucranio potrebbe permettere di attribuire un significato particolare alla strana composizione perché è evidente che in qualche modo la testa decollata del toro debba essere messa in relazione alla prestazione atletica e spettacolare dei due acrobati.
Nel XII secolo, a cui potrebbe essere ricondotto il capitello di Petrella, erano piuttosto diffusi gli spettacoli di acrobati che si esibivano stando in equilibrio su funi tese, a volte, anche tra un campanile e l’altro. Non sempre la loro attività è stata apprezzata dalla Chiesa. Anzi, spesso venivano visti come segno dell’irriverenza e della bestialità, sicché nel Basso-Medioevo si cominciò a vietare le loro esibizioni.
Certamente la presenza della testa del toro appesa tra i due funamboli deve significare qualcosa.
Abbiamo ripetutamente notato che la sua immagine molte volte è associata a quella del Dio che, benché potente, diventando uomo, è una vittima sacrificale.
Ma il trofeo taurino appeso ad una corda può anche essere semplicemente l’evocazione della uccisione di un potente. Perciò, posto nell’ambito di una prestazione pericolosa come quella dei giocolieri sulle funi, potrebbe anche assumere il significato del riferimento fisico di una sfida contro la morte.
Le sorprese, però, non finiscono qui.
Se ci si allontana dalla chiesa di S. Giorgio e ci si reca in una delle stradine sottostanti il Palazzo Baronale, che molto probabilmente fu l’antica rocca di Petrella, e si guarda verso l’alto, si scopre che sullo spigolo meridionale è posto uno gnomo che ha la medesima caratteristica dei giocolieri della basilica: la testa completamente girata.
Sarebbe interessante capire per quale motivo quella figura sia stata posizionata in quel luogo. Io credo che abbia un significato apotropaico e il padrone del castello abbia voluto in quel modo premunirsi contro la malasorte.
Se non altro, a parte i significati nascosti, attesta che quell’edificio, anche se sostanzialmente modificato nel tempo, sia coevo della chiesa di S. Giorgio.